La Corte di Cassazione si è pronunciata accogliendo le accuse del procuratore generale e, di fatto, l’impianto accusatorio della Procura di Pescara. Confermata la condanna per l’ex prefetto Provolo. E c’è il colpo di scena: a processo i dirigenti della Regione tutti per disastro colposo. In aula esplode la commozione dei familiari delle vittime
Il resort fu travolto da una valanga il 18 gennaio del 2017: morirono 29 persone.
Appello bis per sei persone, tutti dirigenti della Regione Abruzzo all’epoca dei fatti, che era stati assolti nei due precedenti gradi di giudizio. A Perugia il processo per disastro colposo solo per i 6 dirigenti regionali: 12 anni di tempo, nessun rischio di prescrizione. I 6 erano stati tutti assolti negli altri due gradi di giudizio. Si tratta di: Carlo Visca, Vincenzo Antenucci, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera, Carlo Giovani e Sabatino Belmaggio.
Confermate tutte le altre condanne. Diventa definitiva la condanna ad 1 anno 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, riconosciuto come già nel giudizio di Appello, responsabile di rifiuto di atti di ufficio e falso ma non dalle ipotesi di reato più gravi.
I giudici della Cassazione hanno disposto un nuovo processo di appello, a Perugia, per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Nuovo processo di secondo grado anche per cinque dirigenti della Provincia e per un tecnico del comune all’epoca dei fatti. Per loro però, così come per il sindaco, potrebbe arrivare la prescrizione delle accuse. Confermata invece la condanna all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso.
LA REAZIONE DEI FAMILIARI- Sono gli ultimi a scendere le scale del Palazzaccio: “Abbiamo atteso, pianto, saremo tutti a Perugia e siamo pronti a lottare ancora e fino alla fine. I dirigenti della Regione? Come negare le loro responsabilità? Ci si aspettava di più ma un cambio di rotta è stato dato eccome. Forse sarà la prima volta in 8 anni che il 18 gennaio andremo tutti insieme a celebrare i nostri cari con un cenno di sorriso sul volto”.
LE PRIME DICHIARAZIONI DOPO LA SENTENZA
Abbiamo visto riconosciuto in parte il dolore di genitori”. È questo uno dei primi commenti dei parenti delle vittime della tragedia di Rigopiano che hanno assistito alla sentenza della Cassazione nell’Aula Magna del secondo piano a Roma.
Nello stesso tempo la rabbia non accenna a diminuire perché, come ha provato a sfogarsi Antonella Pastorelli, madre di Alessandro Riccetti, il receptionist di Terni morto per la valanga che travolse l’hotel, si tratta di una decisione “che ci restituisce un po’ di fiducia”, ma “non i nostri cari”. “La speranza è che questa tragedia abbia insegnato qualcosa alle istituzioni, a tutti – ha detto Pastorelli – Potevano essere salvati, quel maledetto giorno, se solo ci fosse stata la consapevolezza della situazione e chiarezza sulle azioni da attuare. Si sono sentiti abbandonati, i nostri cari. E spero che mai più accada qualcosa di simile. Che il loro sacrificio sia valso a qualcosa”.
Ma la battaglia non finisce qui e in molti hanno continuato a dire: “Andremo tutti a Perugia e siamo pronti a lottare ancora e fino alla fine. I dirigenti della Regione? Come negare le loro responsabilità? Ci si aspettava di più ma un cambio di rotta è stato dato eccome. Forse sarà la prima volta in 8 anni che il 18 gennaio andremo tutti insieme a celebrare i nostri cari con un cenno di sorriso sul volto”, spiegano. Dal palazzo di Giustizia di Pescara intanto non arriva nessun commento ma trapela solo una composta soddisfazione, specialmente per il fine positivo di una impostazione processuale corretta sin dalle prime battute di indagine.
“Si è trattato di un totale stravolgimento delle sentenze di primo e secondo grado, con il coinvolgimento di figure in precedenza assolte come i dirigenti e i funzionari regionali che a Perugia devono rispondere dell’accusa di disastro colposo per non aver attivato la Carta Valanghe. Un esito che ci soddisfa, anche sull’aspetto civilistico si aprono per noi scenari interessanti”. Così Wania della Vigna avvocato di parte civile di Silvia Angelozzi, sorella di una delle vittime di Rigopiano.
Soddisfazione per la sentenza della Cassazione sulla catastrofe di Rigopiano è stata espressa da Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo (Roma), oggi quarant’anni, superstite “simbolo” del più grave disastro sulle nevi mai accaduto in Italia, l’ultimo a essere estratto vivo, ma con pesanti menomazioni, soprattutto agli arti, dal resort.
Per il difensore dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, Giandomenico Caiazza la sentenza della Cassazione su Rigopiano: “cancella l’infamia a carico di Francesco Provolo ritenuto da molti come il principale colpevole di questa tragedia”. Secondo il legale “cadono le infamanti accuse di depistaggio e omicidio colposo plurimo. Resta la condanna per omissione in atti di ufficio e falso che non condividiamo ma che accettiamo serenamente”.
Grande soddisfazione” per la sentenza della Cassazione sulla tragedia di Rigopiano è stata espressa dagli avvocati David Brunelli e Alfredo Gaito difensori del geometra del Comune di Farindola Enrico Colangeli e del sindaco, Ilario Lacchetta. I legali hanno sottolineato che la Corte “ha anche annullato le condanne dei funzionari provinciali, del sindaco di Farindola e del geometra impiegato del Comune di Farindola, accogliendo i ricorsi della difesa”. “In particolare il geometra Colangeli, assistito dal prof. David Brunelli – è detto in una loro nota -, ha visto confermata definitivamente l’assoluzione per il delitto di disastro, che il procuratore generale aveva impugnato; mentre è stata annullata la sentenza di condanna per omicidio e lesioni colpose plurimi che aveva pronunciato nei suoi confronti (oltre che nei confronti del sindaco Lacchetta) la Corte d’appello dell’Aquila. Dal dispositivo si ricava che è stata pienamente accolta la tesi sostenuta dai difensori di Lacchetta e Colangeli, secondo la quale l’evento si sarebbe potuto prevedere solo se fosse stata tempestivamente redatta la Carta della localizzazione pericolo valanghe da parte della Regione”.
PUBBLICHIAMO INTEGRALMENTE IL COMUNICATO DELLA CASSAZIONE– La Corte di Cassazione, Sesta Sezione Penale, dopo le udienze dei giorni 27 e 28 novembre 2024, all’udienza del 3 dicembre 2024, ha deciso i ricorsi nel procedimento penale Rg. 24454/2024 relativo alla valanga che il 18 gennaio 2017 travolse l’Hotel Rigopiano, cagionando la morte di 29 persone e le lesioni personali ad altre 9. In accoglimento parziale del ricorso del Procuratore generale presso la Corte di appello di L’Aquila, la Corte di cassazione ha riformato la decisione dei Giudici di merito disponendo l’annullamento della sentenza di appello che, come già quella di primo grado, aveva escluso la responsabilità dei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo per i reati di disastro colposo e omicidio e lesioni plurime colpose. Con riguardo al Sindaco di Farindola e al tecnico del Comune dell’epoca dei fatti, nonché ai due funzionari della Provincia di Pescara condannati dalla Corte di appello per omicidio e lesioni colpose plurimi, la Corte di cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto un nuovo giudizio di appello per rivalutare le loro posizioni. La Corte di cassazione ha, poi, confermato la condanna dell’allora Prefetto di Pescara per i delitti di omissione di atti d’ufficio e di falso ideologico in atto pubblico, nonché del Capo di Gabinetto della stessa Prefettura per falso ideologico in atto pubblico. Sono state, altresì, confermate le assoluzioni disposte in primo e secondo grado per il delitto di depistaggio contestato al Prefetto e ai suoi funzionari. Sono state, infine, confermate le condanne del gestore dell’albergo e del geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso per la ristrutturazione dell’albergo stesso per i reati di falsità ideologica loro attribuiti. Sui risarcimenti in favore delle parti civili si deciderà all’esito del giudizio di rinvio.
MARSILIO: IL DOLORE NON PUO’ ESSERE CANCELLATO
“La sentenza della Corte Suprema di Cassazione accoglie in parte le richieste del comitato delle vittime di Rigopiano, anche se ogni sentenza provoca dolore nei familiari delle vittime e dei superstiti di quella tragedia. Ribadisco il dovere, come rappresentante delle Istituzioni, di rispettare la sentenza e di prendere atto della decisione del giudice, ma attendo fiducioso il verdetto di Perugia sulle responsabilità dei dirigenti regionali. Nessuna decisione, comunque, potrà mai cancellare il dolore dei parenti di chi oggi non c’è più”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.
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