Il leader della Lega Matteo Salvini è a Pescara per promuovere i referendum sulla giustizia e sulla separazione delle carriere. Nel pomeriggio tappa all’Aquila. L’obiettivo è raccogliere un milione di firme entro luglio.
Il leader del Carroccio, al punto stampa allestito in largo Mediterraneo, dove ci sono i gazebo per raccogliere le firme per i referendum, è stato accolto da cittadini e turisti in vacanza e, tra i politici, dal sindaco di Pescara Carlo Masci, dal presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri, dal senatore Nazario Pagano (coordinatore regionale di Forza Italia) e dall’assessore regionale della Lega Daniele D’Amario. Presente in piazza anche il neo presidente della Saga, la società che gestisce l’aeroporto d’Abruzzo, Vittorio Catone.
“La firma che avete messo o che metterete è una firma rivoluzionaria, democratica e pacifica – ha evidenziato Salvini – il Parlamento ci ha provato per 30 anni a riformare la giustizia, ma senza successo per divisioni e litigi. Adesso tocca a voi. Ci sono 5 milioni di italiani che aspettano giustizia. Questo non è un referendum di partito, ma un referendum patriottico. Se un giudice sbaglia sulla pelle di un cittadino, deve pagare come tutti gli altri lavoratori”.
Per spiegare il principio della separazione delle carriere tra giudici e magistrati, quindi tra chi giudica e chi indaga, il leader del Carroccio ricorre a un paragone calcistico, guardando agli Europei di calcio e alla prossima sfida tra Italia e Spagna:
“E’ come se l’arbitro di Italia-Spagna, in questo momento e con questa normativa, il giorno dopo aver arbitrato la partita può andare ad allenarsi con l’Italia o con la Spagna. Non è così che si amministra la giustizia: l’arbitro deve essere al di sopra delle parti, deve essere libero e indipendente come deve essere chi giudica e chi indaga”.
Ma non finiscono qui i riferimenti alla nazionale italiana di calcio. Un accenno da parte di Salvini è arrivato in merito alle polemiche di questi giorni sui calciatori che si inginocchiano contro il razzismo: “Mi interessa che i giocatori italiani si inginocchino non all’inizio della partita – ha detto Salvini – ma alla fine della partita, dopo aver segnato”.