A San Giovanni Teatino un disabile è costretto a vivere in casa per la mancanza dell’ascensore nel palazzo Ater
Libero, ma prigioniero, nella sua stessa casa: è la storia di Andrea Sansò, inquilino con grave disabilità che vive segregato perché nello stabile manca l’ascensore.
“Non ci sono sbarre nell’alloggio Ater in via Ciafarda, 25 a San Giovanni Teatino, ma è esattamente come se vi fossero. Nonostante le ripetute segnalazioni all’Ater di Chieti da parte del Sunia Abruzzo e Molise e dell’Ufficio Disabilità Cgil Abruzzo, l’ente gestore non ha mai fornito alcuna risposta concreta, lasciando l’uomo e sua moglie in una situazione di totale abbandono”.
La difficoltà nel muoversi, mitigata dall’uso di protesi scomode e dolorose, limita drasticamente l’autonomia e la qualità di vita della coppia.
“È inaccettabile che un cittadino, impossibilitato a muoversi autonomamente, sia costretto a vivere prigioniero nella propria abitazione – denuncia Giuseppe Oleandro, segretario del Sunia Abruzzo Molise – la mancanza di un ascensore in uno stabile Ater è una violazione dei diritti fondamentali e una vergogna per la nostra società”.
Il Sunia, insieme all’ufficio politiche per la disabilità della Cgil, ha inviato una pec urgente alle istituzioni coinvolte chiedendo un incontro immediato per trovare una soluzione. La Prefettura di Chieti ha risposto, impegnandosi a contattare gli enti coinvolti, ma ad oggi non si registrano progressi.
“Chiediamo con forza un tavolo di confronto urgente con l’Ater, il Prefetto e il sindaco di San Giovanni Teatino – continua Oleandro – è necessario intervenire immediatamente per garantire all’inquilino il diritto all’abitabilità e alla dignità. Non possiamo permettere che un cittadino venga lasciato solo di fronte a una situazione così grave”.
Sulla vicenda interviene anche Claudio Ferrante, responsabile dell’ufficio politiche per la disabilità della Cgil Abruzzo:
“L’Ater di Chieti continua a violare i diritti umani degli assegnatari: è vergognoso che un cittadino con disabilità sia costretto a chiamare quattro persone per poter essere preso in braccio con la carrozzina, con il rischio di cadere per poter entrare o uscire dall’abitazione. Non solo l’Ater lo discrimina (legge 1 marzo 2006, n. 67),ma non viene nemmeno ascoltato, questa è la considerazione che l’Ater ha nei confronti degli inquilini con grave disabilità”.
Il Sunia e la Cgil hanno comunicato che continueranno a seguire la vicenda con la massima attenzione, esercitando ogni pressione possibile sulle istituzioni affinché si assumano le proprie responsabilità.