La società Polycenter Srl, proprietaria del complesso residenziale ‘Caletta Turchino’ in località Portelle a Marina di San Vito Chietino ha proposto azione civile per il risarcimento del danno patrimoniale, oltre che d’immagine, subiti a causa “dell’illegittimo sequestro penale che ha interessato il fabbricato in fase di realizzazione nel 2012”.
Danno quantificato in un milione e 417 mila euro. L’atto di citazione è stato notificato al Comune di San Vito Chietino, al Ministero dei Beni Ambientali ed all’ingegnere Enrico De Acetis, perito dell’allora procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano, Francesco Menditto. A renderlo noto è il rappresentante legale della società, l’ingegnere Alfredo Di Nardo. Nel maggio 2012, con la costruzione in fase di ultimazione dei lavori, ci fu l’intervento della magistratura, con il sequestro del cantiere, dichiarando “la totale difformità della costruzione rispetto al progetto approvato”. Secondo Di Nardo il complesso – situato a ridosso dello splendido promontorio del Turchino, dove Gabriele D’Annunzio ha ambientato Il Trionfo della Morte – ‘venne realizzato con tutti i permessi ed autorizzazioni del caso, lungi dal deturpare il tratto di costa di particolare pregio, incastonandosi perfettamente con l’ambiente circostante e sostituendosi ad un casermone in cemento armato, mai completato, abbattuto per realizzare l’area di sedime del nuovo fabbricato‘.
La società Polycenter, dopo alterne vicende giudiziarie, al fine di superare l’impasse che aveva inghiottito il complesso, si è vista costretta a demolire la copertura del fabbricato per poi ricostruirla esattamente com’era prima, con autorizzazioni identiche a quelle rilasciate prima del sequestro. La vicenda si è protratta per cinque anni e mezzo e si è conclusa nel 2015 sul piano civile e amministrativo, con la dichiarazione di agibilità del fabbricato ricostruito senza oneri comunali aggiuntivi ed in maniera identica a quello demolito e nel 2017 sul piano penale, con la piena assoluzione degli imputati, gli ingegneri Alfredo e Mariateresa Di Nardo, patrocinati dagli avvocati Alberto Paone e Alfonso Ucci, da parte del Tribunale di Lanciano, perché il fatto non sussiste.