Nuovi sviluppi nello scandalo dell’acqua a Lanciano: le associazioni riunite chiedono alla Regione il commissariamento della Sasi e alla magistratura che faccia luce sulla mancata depurazione delle acque.
Pro Loco, Italia Nostra, Cittadini in Azione, CittadinanzaAttiva, Ilaria Rambaldi onlus, Giako, Tradizionando, Sant’Egidio e Fai sono le associazioni riunite che, da Lanciano, hanno inviato una lettera al presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, all’assessore all’Ambiente, Mario Mazzocca, ai consiglieri regionali, alla Procura di Lanciano e al prefetto di Chieti per chiedere il commissariamento della Sasi, la società che gestisce il servizio idrico integrato in 92 comuni della provincia teatina e che ha sede a Lanciano. Il riferimento è allo scandalo “della mancata depurazione delle acque” per cui la Procura di Lanciano ha posto sotto sequestro, ormai da mesi, 12 depuratori e ha messo sotto processo il presidente della Sasi, Domenico Scutti, e quello della società di servizi Ecoesse, Alfiero Marcotullio, di Serramonacesca, che ha avuto in appalto la gestione di alcuni impianti di depurazione.
“Il 28 aprile 2015 – scrivono i responsabili delle 9 associazioni – la Procura della Repubblica denunciava una serie di irregolarità, inadempimenti e malfunzionamenti rilevati negli impianti di depurazione Sasi, che conducevano al sequestro di 12 depuratori ubicati in vari comuni. Nonostante la Sasi abbia chiesto il dissequestro di due depuratori, tale dissequestro è stato negato, non essendovi le condizioni che avrebbero giustificato la revoca del provvedimento. Ad oggi la situazione è immutata e la Sasi continua ad incassare dai cittadini la quota afferente il servizio di depurazione, pur non eseguendolo a norma. La dirigenza Sasi tra l’altro non è giunta a soluzioni di sorta, nonostante sia in carica da oltre cinque anni”.
Le associazioni ritengono che siano poste in essere le condizioni previste dalle legge regionale per il commissariamento dell’ente, motivato dal mancato assolvimento del servizio nei confronti degli utenti, con grave nocumento per l’ambiente e con grave pregiudizio per il settore turistico, alberghiero e ricettivo in genere. Le associazioni concludono auspicando l’accoglimento di una richiesta avanzata formulata sulla base di quello che di fatto è un servizio pubblico essenziale.