La Fim Cisl annuncia lo sciopero della Sevel dopo la seconda riunione tra direzione, segreterie provinciali e Rsa. A rischio 705 posti di lavoro e il futuro stesso dello stabilimento Stellantis di Sevel in Abruzzo.
Il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, precisa che lo sciopero sarà formalizzato nei dettagli nei prossimi giorni. Questi i dati forniti dal sindacato: nel 2016 si sono prodotti 290.000 furgoni e i lavoratori Sevel a tempo indeterminato erano 6059; nel 2021 l’obiettivo è oltre 300.000
veicoli e i lavoratori Sevel sono 5670 e i somministrati sono attualmente 705 (625 somministrati in staff leasing e 80 a tempo determinato).
“Non è mai successo nella storia di Fca e Fiat – afferma Uliano – che i livelli occupazionali del personale interno fossero così bassi e il numero dei lavoratori somministrati fosse invece così elevato e per un periodo così lungo. Nei mesi scorsi abbiamo sollecitato l’azienda ad assumerli e non abbiamo avuto risposte. Abbiamo aperto la procedura di raffreddamento prevista dal contratto prima di procedere ad aprire il conflitto, ma anche questa iniziativa non ha portato a nulla di fatto”.
Per Uliano dopo l’ultimo incontro “si apre una situazione di rottura e di conflitto. Quella di oggi è la prima dichiarazione di sciopero che le organizzazioni sindacali fanno
nel nostro Paese contro il nuovo gruppo Stellantis. È per noi inaccettabile il silenzio sugli oltre 705 somministrati che getta ombre rispetto al futuro dello stabilimento. Ora il tempo è scaduto, nella prossima settimana la Rsa deciderà le modalità di effettuazione dello sciopero, il nostro obiettivo è definire un percorso per trasformare in dipendenti i lavoratori in somministrazione a tempo indeterminato, avere garanzie sulle proroghe di quelli a tempo determinato e la costituzione di un diritto di precedenza per futuri ingressi ai 133 somministrati che nei mesi scorsi non sono stati confermati. Queste sono le condizioni che poi garantiscono anche le future prospettive dello stabilimento, la sua capacità produttiva, anche rispetto alla competizione con lo stabilimento Polacco. Le garanzie e le certezze dovranno avere un seguito anche nei tavoli nazionali, a partire da quello con il Ministero dello Sviluppo Economico”.
Anche la Fiom è preoccupata per quello che sta accadendo in Sevel. Il sindacato dei metalmeccanici della Cgil tira in ballo l’anticipazione da aprile a febbraio 2022 della produzione a Gliwice, l’invio dal reparto Lastratura della Sevel di “intere fiancate del furgone” e il particolare che “alcune aziende dell’indotto stanno già producendo per lo stabilimento polacco”.
“Purtroppo – si legge in una nota – i nostri timori di maggio 2019 stanno trovando molte conferme. Mentre il Governo italiano si fa restituire il prestito da Stellantis ed è intento a discutere delle mense, le aziende italiane aprono le fabbriche in Polonia. L’Italia, un paese a vocazione manifatturiera, non vede da decenni una politica industriale degna di questo nome. Il Parlamento italiano dovrebbe riportare le tematiche del lavoro al centro della discussione e porsi il problema di come evitare di esporre i lavoratori e le imprese italiane ad una competizione impossibile. Una competizione in cui le imprese cercheranno di resistere e prima di soccombere scaricheranno, inevitabilmente, i costi sui lavoratori. Come FIOM abbiamo appreso dalla stampa polacca che ad aprile 2021 la PROMA, azienda presente anche ad Atessa, ha deciso di investire in quel territorio e prevedono l’assunzione di circa 80 lavoratori. La ISRINGHAUSEN a luglio 2021 ha annunciato che acquisterà in quell’area un terreno per realizzare un nuovo capannone e che vedrà l’assunzione iniziale di 70 lavoratori. Come avevamo previsto a Gliwice stanno replicando la stessa situazione industriale della Val di Sangro. La competizione con Gliwice sarà un vero massacro”.
Per questa ragione la Fiom rilancia la proposta di “un percorso unitario con tutte le sigle sindacali” per mettere a riparo il futuro occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dell’intera Val di Sangro e non solo. L’obiettivo è coinvolgere “tutti i sindaci, la Regione Abruzzo, i nostri parlamentari e le forze politiche”. “Ora è necessario – conclude la Fiom – mettere in secondo piano tutto quello che rischia di dividerci e in modo compatto difendere i nostri territori. Siamo ancora in tempo per evitare una catastrofe annunciata. Ogni minuto perso rischia di precludere la possibilità di invertire quanto sta accadendo”.