Il sindaco Andrea Scordella e l’assessore al Turismo Massimo Santone si sono fatti promotori, per conto dell’amministrazione comunale, della proposta di ospitare per una vacanza al mare di Silvi la famiglia del piccolo Mustafa il bimbo siriano senza arti simbolo, col papà e il resto della famiglia, degli orrori delle torture e della guerra
“L’idea – ha detto l’assessore Santone – ci è venuta quando il piccolo Mustafa ha espresso il desiderio di trascorrere un periodo di tempo al mare. La nostra spiaggia che sul turismo familiare ha uno dei suoi punti qualificanti, ben si presterebbe per garantire un soggiorno ideale alla famiglia siriana che comprende, oltre ai genitori, anche due sorelline, Nur e Sacide, di 1 e 4 anni”.
“Poiché Mustafa e i suoi familiari – ha detto il sindaco Scordella – sono ospiti dell’Arcidiocesi di Siena, ci siamo rivolti al vescovo di Teramo mons. Lorenzo Leuzzi chiedendogli di farci da tramite con l’arcivescovo di Siena per comunicare la nostra disponibilità ad accogliere a braccia aperte la famiglia siriana. Abbiamo assicurato che, nell’auspicabile caso di avere a Silvi la famiglia El Nezel, il soggiorno ai graditi ospiti sarà organizzato nel migliore dei modi grazie alla piena disponibilità degli operatori turistici e delle associazioni di volontariato che hanno accolto con entusiasmo l’invito a partecipare alla nostra iniziativa”.
La prima giornata italiana di Mustafa, il bambino siriano di 5 anni nato senza arti a causa di un attacco chimico del regime di Assad e diventato famoso in tutto il mondo per una foto che ha vinto il prestigioso Siena International Photo Awards (Sipa), è iniziata così, con sorrisi, stupori e una lezione, in un appartamento Arbia, diventato negli anni il quartiere periferico di Siena.
Due camere, una cucina, bagno, soggiorno e un piccolo giardino; pochi ma deliziosi metri quadrati dove la famiglia al Nazzal (babbo Munzir, mamma Zeynepe e i tre figli Mustafa, Sajida, 4 anni e mezzo e Nura, quasi 2), dovrà trascorrere dieci giorni di quarantena Covid prima di iniziare l’avventura in un’Italia che li ha accolti e probabilmente diventerà la loro patria. «Siamo commossi per questa accoglienza, siete un popolo straordinario», ha ripetuto commosso Munzir, anche lui mutilato per l’esplosione di un ordigno. Non parole di circostanza. Tanto che mamma Zeynepe, ha insegnato ai suoi figli a chiamare zio Luca Venturi, il fondatore e direttore artistico del premio fotografico e soprattutto l’instancabile patrocinatore di una campagna e di una raccolta fondi per accogliere in Italia e a Siena Mustafa e tutta la sua famiglia.
«Grazie a lui e a tutti gli italiani i miei tre figli possono tornare a sperare», ha detto ieri la loro madre mentre Mustafa lanciava a zio Luca baci con ciò che gli rimane del braccio destro. Ad accogliere la famiglia anche il vescovo di Siena, il cardinale Augusto Paolo Lojudice: «Adesso siete liberi di guardare al futuro e di costruirlo senza impedimenti», ha detto loro il presule. E il babbo, per sdebitarsi, ha fatto sedere il cardinale e gli ha donato due scatole di cioccolatini, l’unico regalo che aveva con sé.