Sisma L’Aquila, il Cardinale Petrocchi invita il Papa per i lavori del Duomo: “Finora ricostruzione incompiuta”.
“Quando partiranno i lavori della cattedrale di San Massimo inviterò Papa Francesco a venire all’Aquila”. Così l’arcivescovo dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, nel fare il punto della situazione del Duomo dell’Aquila, nella omonima piazza in pieno centro storico, inagibile dal terremoto del 6 aprile del 2009 e senza una prospettiva precisa sui tempi di restituzione al culto degli aquilani. Nell’auspicare un celere avvio dei lavori, il prelato ha annunciato la sua volontà di invitare il Papa quando partirà la ricostruzione di uno dei simbolo dei ritardi negli appalti pubblici post terremoto, dovuti anche alle diverse normative che negli anni sono state modificate e di non facile interpretazione, come denunciato più volte da tecnici e professionisti.
“San Massimo per me è una ferita aperta – ha continuato Petrocchi – una ferita dolorosa e che spero non si infetti; aspettiamo il giorno in cui sarà emanato il bando e la ditta potrà finalmente avviare i lavori”.
Il progetto del costo di circa 33 milioni di euro, da quanto appreso, è stato presentato agli Uffici della Soprintendenza quasi un anno fa e la sua autorizzazione, come annunciato dal segretario regionale del Mibac, Stefano D’Amico, durante la seconda tappa della Giornata Nazionale organizzata dall’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, a settembre 2019, era prevista per fine anno, ma ad oggi tutto è ancora al palo.
“Sono convinto che le problematiche che si sono riscontrate non siano da ricondurre agli apparati istituzionali locali, che hanno dimostrato di avere buona volontà, ma all’apparato normativo varato che non è adeguato – ha aggiunto Petrocchi – Ci sono state cose fatte bene nel processo di ricostruzione, altre, come certi assetti giuridici, hanno avuto effetti negativi. Parlo di una moltiplicazione negativa, una moltiplicazione dei danni, dei tempi e dei costi: se si rinvia, le situazioni diventeranno sempre più problematiche perché le somme stanziate non saranno sufficienti a coprire i costi che nel frattempo saranno moltiplicati”.
La cattedrale si presenta ancora oggi con il tetto sfondato e mai coperto in via provvisoria, come avvenuto per esempio per la basilica di Santa Maria di Collemaggio. La navata, che nel 2009 si era salvata grazie alla ristrutturazione eseguita poco prima del sisma, oggi nell’appartato decorativo si presenta con criticità in più dovute proprio al tempo e alle intemperie.