Continua a Teramo la querelle sullo stadio “Bonolis”. Dopo le accuse lanciate ieri da Franco Iachini, titolare della società che ha in gestione la struttura di Piano D’Accio, è arrivata la replica del sindaco
LA NOTA DEL SINDACO DI TERMO GIANGUIDO D’ALBERTO – Ancora una volta, le dichiarazioni dell’ingegner Franco Iachini, che periodicamente ritornano, impongono nel rispetto e a tutela della città e della verità, un netto, fermo e doveroso chiarimento. Apro esprimendo allo stesso Ing. Iachini la solidarietà per le minacce ricevute. Va ricordato in primo luogo, che è stata la società Soleia a promuovere il procedimento arbitrale e che nel componimento bonario è stata sempre quest’ultima a tirarsi indietro all’ultimo momento, anche a fronte di legittime richieste dell’Amministrazione, che ha il dovere di rispettare le norme e tutelare la comunità che rappresenta. Contrariamente alle false affermazioni odierne, mai l’attuale gestore ha proposto formalmente di far giocare e far allenare gratuitamente la squadra di calcio della Città di Teramo all’interno dello stadio Bonolis, nonostante più volte sollecitato dall’Amministrazione Comunale, utilizzando anzi le variazioni dell’introito previsto a carico della squadra, come elemento per un prolungamento della durata della concessione. Oggi per la prima volta, strumentalmente, si parla di gratuità, nel goffo tentativo di ammiccare alla città e di seguire la direttiva che l’Amministrazione comunale ha sempre tracciato. Come Amministrazione, infatti, abbiamo sempre chiesto e preteso – e continueremo a farlo – che il Bonolis fosse e sia la casa della società calcistica cittadina e che, dunque, venisse e venga garantito a quest’ultima lo svolgimento, nello stadio di proprietà comunale, di tutta la stagione sportiva, come previsto dall’articolo 36 della convenzione. Quello che continuiamo a pretendere è che l’utilizzo pieno e sostenibile dello “Stadio del Teramo” non sia una concessione ‘graziosa’ ma un diritto spettante alla comunità calcistica cittadina e un dovere responsabile di chi gestisce la struttura comunale. Al tempo stesso, la squadra di calcio non può diventare la scusa per cercare di costringere l’Amministrazione ad accettare un Pef non sostenibile, ma semmai deve rappresentare una delle condizioni essenziali alla base di un confronto franco e onesto. Tale presa di posizione appare dunque oggi tardiva e strumentale, per questo non accettiamo tentativi di tenere sotto scacco la città, l’Amministrazione e la squadra di calcio. Il nostro compito è quello di garantire l’interesse pubblico: fino ad oggi è stato il gestore a non accettare le richieste del Comune a tutela della società di calcio e della città. Ribadendo come lo stadio Bonolis rappresenti un bene pubblico dell’intera comunità teramana, abbiamo sempre chiesto e torniamo oggi a ribadire le due linee guida imprescindibili per questa amministrazione: un tempo di gestione congruo e giustificato, che non snaturi il senso stesso di una convenzione, e la tutela massima per la società sportiva della nostra città. Intendo ricordare che, in sede arbitrale, è stato chiesto congiuntamente anche un parere al Dipartimento interministeriale e per la programmazione economica sulla proposta di Pef, a cui il gestore non si è ad oggi adeguato e chiarisco anche che gli interventi per completare l’area commerciale e realizzare le infrastrutture necessarie a realizzare concerti ed eventi nell’area dello stadio non siano certo di competenza del Comune. Se ad oggi non si sono svolti concerti allo stadio, nessuna responsabilità può essere addebitata all’Amministrazione e non si può consentire che si continuino a far circolare queste falsità. Lo stesso Dipartimento interministeriale ha chiarito inoltre che questo aspetto non può incidere in alcun modo sul Pef. Nel ribadire la volontà dell’ente di arrivare a una modifica della convenzione del 2006, risolvendo tutte le criticità connesse, così come quella di trovare un punto di incontro con il privato sempre nel rispetto dell’interesse pubblico, concludo sottolineando come la strada da seguire sia quella di separare la gestione economica da quella sportiva, che deve tornare alla città e alla squadra di calcio.