Due condanne e un patteggiamento per tre detenuti del carcere di massima sicurezza di Sulmona sorpresi con dei telefoni cellulari dietro le sbarre
Uno dei due, 35enne di Lecce, è stato condannato a 13 mesi e 10 giorni di reclusione, oltre al pagamento delle processuali. Il detenuto aveva ricevuto dalla zia un pacco contenente un telefono cellulare per comunicare dalla sua cella. La scoperta venne fatta dagli agenti di Polizia penitenziaria. Il leccese ha sempre sostenuto che il pacco non fosse destinato a lui, ma l’affermazione non è servita ad evitargli la condanna. Un altro detenuto, 48enne, ha patteggiato la stessa pena perché, durante una perquisizione in cella, venne sorpreso con un telefono, una scheda sim e un caricatore.
Un altro recluso di 31 anni è stato invece condannato ad otto mesi di reclusione per essere stato trovato in possesso di un telefono.
Tutti e tre hanno dovuto rispondere del reato di accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione di soggetti detenuti. Un fenomeno che ultimamente risulta più diffuso e che si verifica anche in altri penitenziari (nella foto quanto trovato a Teramo, nel carcere di Castrogno).
A Sulmona, dopo la maxi perquisizione che nelle scorse settimane aveva portato alla scoperta di quattro telefoni in celle diverse, la Dda (direzione distrettuale antimafia) di Napoli ha aperto un’inchiesta. Allo scopo di contrastare il fenomeno, la direzione del carcere peligno sta lavorando per installare un disturbatore di frequenze.