Nuova aggressione avvenuta nella Casa Circondariale di Teramo: un operatore sanitario è stato aggredito da un detenuto che lo ha schiaffeggiato prendendo a pretesto le modalità di somministrazione di terapia psichiatrica. A denunciare l’accaduto è la segreteria provinciale del Sindacato nazionale autonomo di polizia penitenziaria.
“Si deve evidenziare che ormai i detenuti tendono ad imporre la somministrazione della terapia a suon di minacce, mentre essa è rigorosamente suscettibile di valutazione e prescrizione medica”, si legge nella nota del Sinappe. “Anche da tali ultimi fatti, è evidente che la popolazione detenuta, ormai, non sia più gestibile a maggior ragione risultando estremamente eccedente rispetto al numero di risorse impiegate, un gap che purtroppo si registra tanto nell’area sicurezza quanto nell’area sanitaria. Nella struttura penitenziaria, infatti, operano per ogni turno di servizio soltanto 2 infermieri ed un medico chiamati a gestire oltre 400 detenuti mentre il rapporto rispetto agli agenti di sezione è di 2 unità per ogni 100 detenuti. Come si denuncia da tempo, lo stabilimento teramano ormai è al collasso, il numero dei detenuti rispetto a quello degli appartenenti alla polizia penitenziaria è inversamente proporzionale ed inoltre si contano più di 400 presenze effettive rispetto alle 275 tollerabili dalla struttura”.
“La mala gestione del Dipartimento”, si legge ancora nella nota, “abbinata ad una politica nazionale di laissez faire rende ingestibile le carceri e gran parte dei ristretti, che nel percepire tali criticità intensificano sempre più il loro atteggiamento criminale sentendosi sempre più liberi di agire contro le regole che la legge invece impone. Si deve notare che una politica che mette sempre più in primo piano il detenuto, dimenticandosi della tutela e del benessere degli operatori penitenziari non funziona, è fallimentare già sul nascere, lo Stato arretra e viene sconfitto senza esimenti né attenuanti. E gli eventi di questi anni non fanno che supportare questa tesi. L’escalation di violenza cui stiamo assistendo contro la polizia penitenziaria, un corpo ormai mortificato dalle stesse istituzioni, inizia a coinvolgere inevitabilmente anche le altre categorie di operatori che nelle carceri lavorano quotidianamente nel tentativo di rieducare e curare i detenuti che, ahi noi, per la maggiore, danno invece prova di delinquere anche in carcere”.
“Servono più assunzioni”, conclude il sindaco, “e sebbene qualcosa si stia sbloccando in questo senso, gli assunti a mala pena riescono a coprire le vacanze create dai pensionamenti. Infine, ci permettiamo di sostenere a viva voce che sono necessarie linee guida operative chiare e precise cui gli agenti di polizia penitenziaria possano fare riferimento per intervenire in sicurezza e senza il rischio di incorrere in processi, sospensioni e nei casi più gravi in destituzioni sommarie che il più delle volte rischiano di apparire solo espiatorie. Solo con questi strumenti gli operatori saranno liberi di svolgere il proprio lavoro e cioè assicurare l’ordine e la sicurezza degli istituti e di coloro che a ogni titolo vi accedono, oltre che dei detenuti stessi”.