Avrebbero organizzato anche falsi posti blocco, travestiti da carabinieri e con lampeggianti, pettorine e palette per potersi impossessare di auto di lusso i componenti del gruppo di etnia sinti finito al centro delle indagini di carabinieri e magistratura di Siena per rapine e furti: otto i fermati, tra Assisi (Perugia), Teramo e Tivoli (Roma). Ci sarebbero altri 11 indagati.
Due gli episodi dei falsi posti di blocco, uno in Umbria, l’altro, che però non avrebbe portato ad alcun risultato, nel Senese, come spiegato dai militari in una conferenza stampa. Ai destinatari del provvedimento di fermo di indiziato di delitto, tra loro fratelli, cugini e nipoti, sono stati attribuiti più colpi: due rapine tra le province di Siena e Arezzo, quattro furti aggravati con spaccata ai danni di sportelli bancomat tra Roma e Perugia e 10 furti nelle province di Siena e Macerata. In particolare, i furti ai bancomat avvenivano sempre con lo stesso modus operandi: a effettuare i sopralluoghi sarebbero state donne del gruppo, poi gli uomini intervenivano con carroattrezzi rubati e si davano alla fuga con auto anch’esse rubate. In due di questi furti il bottino è stato di almeno 100mila euro. Per identificare i malviventi i carabinieri si sono serviti di tabulati telefonici e di intercettazioni ambientali. L’attività del gruppo non si sarebbe mai fermata, neanche durante il lockdown della scorsa primavera, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa a cui ha partecipato anche il procuratore capo di Siena Salvatore Vitello che ha definito l’organizzazione “spregiudicata e formata da abili criminali”.