Un corposo piano di abbattimento delle liste di attesa, quello messo in campo dalla Asl di Teramo dal 2019 ad oggi, che ha consentito una riduzione significativa dei tempi di attesa
I risultati sono stati evidenti soprattutto sulle prestazioni “tempo dipendenti” che condizionano il buon esito del percorso clinico del paziente: oggi sono garantite entro i tempi previsti dalla normativa (urgenti “U” entro 72 ore, brevi “B” entro 10 giorni, differibili “D” visite entro 30 giorni esami strumentali entro 60) oltre la soglia ottimale del 90%, fissata dal Piano nazionale e da quello regionale sul governo delle liste di attesa (tabelle e grafici 2 e 3). Per questo tipo di prestazioni ci sono comunque alcune criticità residue.
Le più significative sono: visita otorinolaringoiatrica, urologica, gastroenterologica, risonanza addome, ecografia addome, elettromiografia, per le quali non si riescono a rispettare completamente i tempi prescritti.
Per risolvere le criticità, la direzione strategica ha adottato alcune misure, fra cui l’acquisto di tecnologie avanzate (Pet, risonanza 3 tesla e Tac multistrato) e il reclutamento di personale, pur nelle evidenti difficoltà a livello nazionale di reperimento di alcuni professionisti (anestesisti, pediatri, cardiologi, patologi clinici e medici di pronto soccorso) anche mediante la contrattualizzazione di medici in formazione specialistica. Inoltre sono state adottate e sono in esame soluzioni di riorganizzazione complessiva delle attività e per le prestazioni maggiormente critiche è in esame l’utilizzo della libera professione individuale, a carico dell’azienda, in modo da abbattere ulteriormente i tempi di attesa.
Nello stesso ambito è stata data attuazione al piano regionale di recupero delle liste d’attesa finanziato con 2 milioni 570mila euro. Con questo, a fine settembre, abbiamo recuperato 829 interventi chirurgici cioè oltre il 71% delle relative liste di attesa. Recuperate inoltre 6.841 prestazioni ambulatoriali e 6.615 prestazioni di screening oncologico.
Maggiori criticità si evidenziano sulle prestazioni programmabili “P” cioè ritenute non urgenti dai medici prescrittori, in quanto da eseguire per legge entro 120 giorni. Su questa tipologia, peraltro, la direzione strategica organizzerà una serie di incontri con i medici di medicina generale entro la fine dell’anno in modo da migliorare l’appropriatezza prescrittiva.
Sempre per la soluzione di questo problema, la Asl ha attivato la “presa in carico del paziente” con una work-list: in pratica il cittadino che richiede una prestazione viene inserito in una lista di attesa e viene richiamato alla prima disponibilità su posti recuperati in quanto tutti i prenotati vengono chiamati telefonicamente per confermare o meno l’appuntamento. In questo modo sono stati recuperati in un anno 5.300 posti, che altrimenti sarebbero stati non utilizzati a causa dell’elevato tasso di abbandono, senza preventiva disdetta.