CGIL, CISL e UIL provinciali chiedono una valutazione concreta sul come entrare dentro la definizione progettuale e fattuale che permetta alla Sanità del territorio teramano quel cambiamento, in termini di innovazione in grado di rassicurare i cittadini e guardare al futuro con rinnovata fiducia.
Un passaggio essenziale che può avvenire analizzando le proposte e le discussioni che stanno emergendo sulla riorganizzazione della rete Sanitaria ed ospedaliera provinciale.
“In questi ultimi giorni, sulla riorganizzazione della rete sanitaria ed ospedaliera della Provincia di Teramo, c’è stato un nuovo imput al dibattito che è culminato con la presentazione, da parte del direttore Generale della ASL al comitato ristretto dei Sindaci, di uno studio di fattibilità che prevede la realizzazione di un nuovo ospedale a Teramo con specializzazioni di 2° livello insieme alla riorganizzazione più complessiva delle attività sanitarie con una rete di servizi diagnostici e terapeutici realizzati, principalmente nella “Città della Salute” al “Mazzini” e in altre località nel territorio con le “Case della salute” e/o le “Case di Comunità” ecc..
Questa proposta, pur avendo la necessità di un confronto diffuso alla ricerca della massima condivisione a partire dal merito della stessa, pensiamo che possa aprire una fase nuova che ci auguriamo sia concreta e fattiva per far compiere alla Sanità del territorio quel salto di qualità che come CGIL, CISL, UIL auspichiamo e sollecitiamo da oltre due anni. Abbiamo sostenuto con forza nei vari incontri avuti con il comitato ristretto dei sindaci e con la direzione generale della ASL, che Il nostro obiettivo, anche alla luce degli effetti derivati dalla pandemia, è quello di avere nella Provincia di Teramo una rete ospedaliera e territoriale che guardi al futuro e che garantisca a tutti i cittadini della provincia di Teramo una Sanità di qualità, efficiente, efficace e soprattutto attrattiva. Solo così si potrà ridurre l’annoso problema relativo alla mobilità passiva ed abbattere i tempi della lista di attesa per l’accesso alla diagnostica e alle varie specialistiche ambulatoriali. Ma è fondamentale progettare la nuova riorganizzazione della rete ospedaliera sapendo rivalutare tutti gli attuali presidi ospedalieri presenti nella provincia, dando a ciascuno le giuste specializzazioni in grado anche fornire le prestazioni necessarie per evitare possibili ridimensionamenti o peggio chiusure.