Un protocollo d’intesa siglato da Regione Abruzzo, Università degli Studi di Teramo e Comune di Lanciano per l’attivazione del Corso di Laurea in Diritto dell’Ambiente ed Energia. La ratio: formare figure professionali per raggiungere gli obiettivi strategici che la comunità Europea richiede, su tutti ridurre del 55% l’emissione di Co2 rispetto al 1990
La grande sfida sarà quella di coniugare ambiente e tessuto produttivo per garantire la crescita e lo sviluppo della Regione Abruzzo. Si parte con una triennale ma si pensa anche agli sbocchi successivi. A Teramo c’è già un master che riguarda questo settore.
Per il Rettore dell’Università degli studi di Teramo, Dino Mastrocola: “Un punto di arrivo importante ma nel contempo anche di partenza che rilancia la cultura, la formazione e l’economia abruzzese.
L’assessore regionale con delega all’Energia Nicola Campitelli: “Noi ci crediamo. Nel bilancio pluriennale 2023/25 abbiamo assicurato un budget pari a 900 mila euro per sostenere l’avvio di questo corso di laurea che fa della Regione Abruzzo un punto di riferimento a livello nazionale”.
Pur tuttavia, i Comuni di Chieti e Pescara si mobilitano a difesa della D’Annunzio. Così i sindaci Ferrara e Masci: “Duplicato un percorso di studi già esistente senza sentire i territori interessati”.
“Non possiamo non manifestare preoccupazione per l’istituzione del Corso di Studio in “Diritto dell’Ambiente e dell’Energia” da parte dell’Università di Teramo a Lanciano. Iniziativa avallata dalla Regione Abruzzo, che ha allo scopo già disposto un protocollo con l’Ateneo attraverso la delibera di Giunta regionale n. 810 del 20 dicembre scorso e stanziato risorse per finanziarlo, il tutto forse senza valutare appieno le conseguenze che la scelta di istituire tale indirizzo di studi, a soli 30 km di distanza dal nostro Ateneo e nel medesimo contesto territoriale, avrebbe potuto arrecare al comprensorio di Chieti e Pescara, su cui insiste già il corso Segi, Scienze dei Servizi Giuridici dell’Università d’Annunzio, attivo ormai da vent’anni”.
Ci duole di non aver potuto rappresentare personalmente il punto di vista delle nostre rispettive Città che vivono entrambe anche dell’economia prodotta dalla presenza del comune Ateneo e che, di conseguenza, subiranno di certo un danno con l’istituzione di un corso da parte di un’altra realtà, pur regionale, perché la somiglianza degli indirizzi potrebbe comportare una contrazione del numero degli iscritti del Segi, con pregiudizio economico non solo per l’Amministrazione universitaria, ma anche per i nostri rispettivi territori e l’indotto legato proprio alla presenza degli studenti in quel di Chieti e di Pescara”.