Teramo: Castrogno, evasione… annunciata? Aperti due fascicoli

La fuga rocambolesca di un detenuto 39 enne albanese dal carcere di Castrogno a Teramo, probabilmente aiutato da un drone che gli ha lasciato tutto l’occorrente e da complici che lo hanno atteso fuori dalla struttura, riaccende la polemica dei sindacati in particolare sulla carenza di personale

Le organizzazioni dei lavoratori parlano di «fuga annunciata» e rilanciano la richiesta di un intervento e di un sopralluogo del ministro della Giustizia Carlo Nordio. E se l’inchiesta della Procura proverà a mettere ordine nella dinamica dei fatti ancora tutti da chiarire, il caso riaccende i fari sulle condizioni di sicurezza di uno degli istituti di pena più sovraffollati della regione con un numero di reclusi che oggi supera i 400 e quello di agenti di polizia penitenziaria da tempo ben al di sotto della pianta organica così come ormai da anni denunciano i sindacati.

E intanto continuano su tutta la costa adriatica, con particolare attenzione nelle zone portuali, le ricerche di Dodja. La Procura di Teramo avrebbe aperto due distinti fascicoli per evasione e concorso in evasione, probabilmente per indagare sull’eventuale uso del drone, mentre è iniziata anche l’indagine interna da parte della polizia penitenziaria. Sono allo studio tutti i filmati limitrofi al carcere per capire se il detenuto abbia avuto l’aiuto di complici e si sia servito di automobili per la fuga. Dodja, che era in carcere in attesa di processo a Bologna, viene descritto come un tipo tranquillo e riservato, che non aveva dato fin lì particolari problemi.

Adesso è prioritario catturare l’evaso”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria della Nazione”. “Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario: i vari Governi e Capi Dipartimento che si sono alternati negli anni”, denuncia il leader nazionale del SAPPE, “anziché adottare provvedimenti che garantissero ordine e sicurezza nelle carceri hanno dato corso ad una riforma penitenziaria che ha minato proprio la natura stessa di pena e carcere, affidando il carcere ai detenuti e depotenziando anche il ruolo della Polizia Penitenziaria. Abbiamo ancora oggi molte carceri senza un direttore ed un Comandante di Reparto titolari, fissi in. Il SAPPE denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i sistemi antintrusione e anti-scavalcamento che spesso non funzionano”.
“Sono già in corso le operazioni di polizia per assicurare la cattura dell’evaso, che spero venga preso quanto prima. Ma questa evasione è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno”, aggiunge. “Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.

Capece torna “a chiedere pubblicamente che chi di dovere tenga in considerazione le criticità delle carceri della Nazione, dove mi sembra evidente sussistano problemi nella catena di comando e in cui evidentemente non si è più in condizione di gestire le troppe tipologie di detenuti, con una presenza di soggetti dalla personalità particolarmente violenta. Sono palesi le inadempienze e le gravi colpe dell’Amministrazione Penitenziaria!”, conclude il segretario generale del SAPPE che non risparmia critiche al Capo del DAP Giovanni Russo: “a lui, da mesi, stiamo chiedendo – senza avere alcun riscontro! – di intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza!”.

 

 

Fabio Lussoso: