Sempre la stessa modalità: un familiare che prova ad entrare, nel giorno di ricevimento in carcere, con addosso droga e cellulari. Ennesimo intervento degli agenti di polizia penitenziaria al Castrogno di Teramo con relativa denuncia del SAPPE
La droga, cocaina e hashish, era nascosta nelle parti intime della visitatrice: la 28enne è stata, però, bloccata. Nel cassetto d’ingresso la donna aveva lasciato anche 5 cellulari con altrettante schede telefoniche. Il compagno della donna, 24enne magrebino, alla notizia del fermo della compagna ha reagito scaraventandosi contro oggetti e arredi beccandosi una denuncia per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Un episodio di certo non isolato che solleva l’ennesima denuncia da parte del sindacato SAPPE che torna a sollecitare interventi urgenti da parte delle Istituzioni: “Non sappiamo più in quale lingua del mondo dire che le carceri devono essere tutte schermate all’uso di telefoni cellulari e qualsiasi altro apparato tecnologico che possa produrre comunicazioni , assegnare Unità cinofile in ogni istituto di pena e non solo a livello regionale e soprattutto dotare la polizia penitenziaria della pistola “ taser” per bloccare i detenuti facinorosi ed evitare che questi distruggono gli arredi e\o aggrediscono operatori penitenziari e compagni. Nonostante la previsione di reato prevista dall’art. 391 ter del Codice penale per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni; il fenomeno non sembra ancora attenuarsi.
“La pur significativa carenza organica del penitenziario di Teramo – commenta il segretario generale del Sappe, Donato Capece – viene colmata dalla grande professionalità degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria, che hanno posto in essere queste operazioni di polizia che hanno portato frutti, assicurando alla legge la punibilità dei reclusi che continuano a commettere reati anche nelle condizioni di detenzione. La Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.
Per il Sappe è “ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi”. In tal senso Capece auspica “un intervento dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria”.