Con la sentenza del Tribunale di Pescara dello scorso 14 ottobre sono ufficialmente fallite le Terme di Caramanico con un buco da 25 milioni di debiti che negli anni ha allungato irrimediabilmente l’elenco dei creditori dello storico centro di eccellenza termale abruzzese.
Gli ultimi 11 dipendenti a tempo indeterminato saranno ora licenziati dopo i 150 stagionali già da tempo rimasti a casa e i 1.500 impiegati nell’indotto termale in fibrillazione per il futuro dell’economia di un territorio che nelle terme aveva il suo fulcro.
Per Alessandra Di Simone della Filcams Cgil di Pescara, si apre ora una nuova fase che dovrà prevedere la concessione delle acque e l’acquisizione della struttura. La priorità è fare presto per salvare l’indotto e tutelare la qualità delle acque a rischio inquinamento per la mancata manutenzione, che comporterebbero un ulteriore aggravio di costi per il prosieguo dell’attività.