Traffico illecito di terre e rocce da scavo: a Chieti condannati gli imputati del processo nato dall’inchiesta Terre d’oro che 8 anni fa riguardò i territori teatino e pescarese
Il giudice monocratico del Tribunale di Chieti, Enrico Colagreco, ha condannato a due anni di reclusione Filippo Colanzi, Carmen Pinti, Gianluca Milillo, Massimiliano Di Cintio ed Emanuele Colanzi nell’ambito del processo nato dall’inchiesta denominata Terre d’oro e riguardante un traffico illecito di rifiuti, in particolare terre e rocce da scavo.
I cinque sono stati anche condannati al risarcimento dei danni alle parti civili, ovvero la Regione Abruzzo e il Comune di Spoltore, da liquidare in separata sede. Pena sospesa per Pinti, Di Cintio ed Emanuele Colanzi. Il pubblico ministero Fabio Picuti aveva chiesto per tutti la condanna a tre anni.
Le società Emoter lavori, Emoter srl e Tecnoinerti Abruzzo sono state dichiarate, in persona dei rispettivi rappresentanti, responsabili dell’illecito amministrativo e nei loro confronti è stata applicata la sanzione amministrativa pecuniaria di 250.000 euro. Sentenza di non doversi procedere in quanto i reati sono estinti per intervenuta prescrizione nei confronti di Filippo Colanzi, Enzo Perilli, Michele Colistro, Paolo Di Martino, Giovanni Melozzi in relazione ad altri due procedimenti.
La sentenza è stata emessa in serata. La vicenda venne alla luce esattamente 8 anni fa grazie ad un’inchiesta della Procura Distrettuale de L’Aquila, che ha ha svelato un traffico di terre e rocce da scavo, attraverso la movimentazione di ben 500.000 metri cubi sversati fra Chieti, Pescara e i Comuni limitrofi all’interno di luoghi che non erano autorizzati a riceverli. Terre e rocce da scavo provenivano da nove cantieri, pubblici e privati, tutti autorizzati.