Bene il settore delle automobili ma anche il turismo, meno il commercio. Dati, in estrema sintesi, che emergono dal rapporto sull’economia abruzzese della Banca d’Italia
L’attività produttiva in Abruzzo è cresciuta dell’1,2% nel primo semestre dell’anno rispetto al semestre corrispondente del 2022: nel secondo, però, l’attività produttiva ha avuto una decelerazione risentendo del rallentamento della domanda interna che riflette il peggioramento delle condizioni di accesso al credito e l’erosione dei redditi delle famiglie dovuta all’inflazione.
Bene il settore dell’automotive che è uno dei più importanti in Abruzzo: stesso successo anche per il farmaceutico con una forte espansione delle esportazioni. Un sondaggio sulle imprese manifatturiere fa emergere una moderata crescita delle ore lavorate nei primi tre semestri dell’anno. A fronte di quantità vendute stabili l’andamento del fatturato ha beneficiato dei rialzi di prezzi praticati dalle inglese in risposta agli aumenti dei costi dell’energia.
Nell’edilizia si è attenuato l’effetto indotto dagli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio, i livelli di attività hanno però beneficiato del Pnrr. Contrazione poi delle compravendite nel mercato immobiliare a causa dell’ inasprimento delle condizioni di finanziamento mentre sono andati bene i servizi con il turismo soprattutto.
Nel terziario la ripresa dei livelli di attività si è affievolita, risentendo in particolare dell’indebolimento dei consumi delle famiglie, penalizzati dalla riduzione del potere di acquisto. Nel comparto dei beni durevoli sono tornate ad aumentare le vendite di nuove auto (+9,0 per cento nel periodo gennaio-settembre), sebbene in misura meno sostenuta rispetto al dato nazionale. I flussi turistici hanno continuato a crescere (+9,3 per cento nel periodo gennaio-settembre; dati provvisori), anche se a un ritmo inferiore rispetto allo scorso anno.
Sul fronte dell’occupazione è proseguito il trend ‘miglioramento’ soprattutto quella femminile che ha recuperato i livelli pre pandemici. Cresciute le posizioni lavorative sia a termine che a tempo indeterminato, questo in tutto i settori tranne che nelle costruzioni.
I prestiti alle imprese della regione sono diminuiti (-2,7 per cento a giugno; 2,6 per cento a dicembre 2022), riflettendo sia le politiche di offerta più caute degli intermediari sia la debolezza della domanda di finanziamenti, frenata dall’incremento del costo del credito e dalle minori esigenze di liquidità. I prestiti alle famiglie hanno continuato a crescere nella componente del credito al consumo (+5,2 per cento), mentre le erogazioni di mutui si sono fortemente ridotte (-34,1 per cento nel primo semestre rispetto al pondente periodo del 2022), risentendo della fase di rialzo dei tassi di interesse. Pur in un contesto di consistente aumento del costo del credito, la qualità degli affidamenti è rimasta sinora sostanzialmente stabile, sia per le imprese sia per le famiglie (a giugno 2023 il tasso di deterioramento era pari all’1,9 e allo 0,9 per cento, rispettivamente). Dopo la fase fortemente espansiva del triennio precedente, i depositi bancari hanno cominciato a diminuire (-2,2 per cento a giugno 2023). La ricerca di rendimenti più elevati sugli investimenti finanziari ha incentivato una parziale ricomposizione del risparmio delle famiglie dai depositi, specie quelli di importo più elevato, verso soprattutto i titoli di Stato.