«È doloroso, è il dolore di tutto il nostro Paese». Valentina non trattiene le lacrime. È una dei 47 profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, che oggi è finalmente al sicuro in una delle 61 stanze dell’hotel Excelsior di Montesilvano
Partita dal sud dell’Ucraina, venerdì 4 marzo, insieme a nuore e nipoti è arrivata in treno martedì 8, passando dalla Romania. Per capire tutta la disperazione che racconta al nostro microfono, ci facciamo aiutare da Anastasia, partita da Kiev con un mezzo di fortuna insieme ad altre donne e altri bambini, dopo aver passato otto giorni a cercare riparo nella metropolitana della capitale insieme a tanti altri suoi concittadini. Con il suo compagno Alberto, pescarese ma da tanti anni residente a Kiev per lavoro, Anastasia ora aiuta i profughi a familiarizzare con una lingua nuova e a predisporre le operazioni di soccorso di tanti altri ucraini che, ancora sotto le bombe, sono in attesa di lasciare il proprio Paese in cerca della salvezza sotto i cieli d’Europa.
«Io non volevo lasciare la mia casa, ma i miei nipoti dovevano essere messi in salvo», racconta Valentina. «Non abbiamo portato niente. Non abbiamo avuto il tempo di prepararci. Abbiamo solo preso i bambini e siamo venuti qua. In Ucraina sono rimasti i miei figli a combattere.»
All’hotel Excelsior i profughi ucraini sono al momento 47, per lo più donne e bambini, ma il numero è destinato a crescere.
Stefano Rasino e Domenico Cavaliero, titolari della struttura alberghiera di Montesilvano, raccontano di non aver avuto alcuna esitazione e di aver immediatamente messo a disposizione il proprio albergo, così come già accadde nel 2009 con gli sfollati del terremoto.
Tra i 47 profughi dell’Excelsior c’è anche Irina, mamma del piccolo Andrej, di 7 anni, e della 12enne Anastasia.
«Siamo rimasti sotto i missili per dieci giorni, finché abbiamo deciso di partire per mettere in salvo i bambini», dice Irina. «Mio marito è un militare, quindi è rimasto in Ucraina a combattere».
Una sala dell’Hotel è stata adibita a centro di raccolta dei beni di prima necessità per gli ospiti della struttura. Mancano soprattutto indumenti, scarpe e intimo, racconta Alberto, impegnato anche a raccogliere fondi per pagare un mezzo che possa giungere al confine per salvare altre persone, traghettandole via dall’inferno della guerra.
https://www.youtube.com/watch?v=08D1mbjWSmc