E’ il giorno delle autopsie sui corpi del professor Carlo Vicentini che ha freddato la famiglia, moglie e figli, con una pistola togliendosi poi la vita. Questa sera una veglia di preghiera per loro a Tempera in attesa dei funerali
Si stanno facendo anche degli accertamenti ma sinora non sarebbero emerse irregolarità sui permessi che il noto medico aveva per possedere in casa 13 armi, undici fucili e due postole, una usata per compiere la strage. Vicentini infatti era un cacciatore. Alcuni elementi fanno pensare sempre più alla premeditazione. Pare che le condizioni del figlio Massimo, sempre più grave, gli avessero provocato negli ultimi mesi, uno stato grave di depressione, aggravato dal fatto della pensione che forse lo aveva fatto piombare in una quotidianità difficile da accettare. La polizia sta scandagliando anche il biglietto che ha lasciato, difficile da decifrare perché farneticante.
Ovviamente le armi sono sotto sequestro come la villetta di Vicentini, teatro della strage scoperta solo venerdì pomeriggio anche se una prima ricognizione ha confermato che le morti risalirebbero ad almeno 36 ore prima. L’incarico delle autopsie di oggi è stato affidato dal Pm Guido Cocco ad un medico del Gemelli di Roma, il dottor Fabio De Giorgi. In giornata il nulla osta per i funerali quindi. Sulla tesi dell’omicidio suicidio non si sono dubbi ma è atto dovuto procedere anche se si andrà all’archiviazione di certo.
Gli inquirenti hanno sentito i testimoni. Per prima la nipote e un amico del medico, i primi ad entrare nella villetta. Chi è rimasto di questa sfortunata famiglia è un pastore tedesco, Ken, amico inseparabile di Massimo e di tutta la famiglia che era rimasto fuori dal terrazzo ad aspettare i padroni che non ha più visto. Il suo addestratore Ivan Luisi lo adotterà, così ha scritto sulla pagina social. Rimangono molti interrogativi aperti sulla vicenda, di certo un fatto di cronaca che ha sconvolto la comunità. Vicentini era stanco, solitario negli ultimi tempi e a chi voleva prenotare delle visite spesso dava il nome di altri professionisti. Cosa sia scattato nella sua mente nessuno può dirlo. Certo è che i parenti non si danno pace.