Si sarebbe accasciato a terra nella sua cella, dopo essersi seduto, a causa di un malore, ma non si è più ripreso. A nulla è valso l’intervento degli agenti di polizia penitenziaria arrivati per soccorrere l’uomo. Sulla morte di un detenuto di 62 anni, Pietro Guccione, avvenuta lo scorso venerdì nel penitenziario peligno, la Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un’inchiesta, ipotizzando il reato di omicidio colposo
Il fascicolo è stato aperto su sollecitazione della famiglia che ritiene che il decesso poteva essere evitato vista la sintomatologia comparsa nei giorni precedenti: dolore alla spalla e al braccio, giramenti di testa e pressione alta. Tutti sintomi riferibili ad un evento cardiaco improvviso. Secondo il legale del detenuto, per tre volte l’uomo si sarebbe recato nell’infermeria del carcere, ma nessuna consulenza specifica né
esame ospedaliero sarebbe stato svolto. La Procura del tribunale di Sulmona ha, quindi, affidato al medico legale, Ildo Polidoro, l’esame autoptico per scoprire le cause del decesso e soprattutto chiarire se un intervento tempestivo avrebbe potuto salvare la vita del detenuto. Pietro Guccione ritenuto associato alla famiglia mafiosa di Pagliarelli, avrebbe finito di scontare la pena nel 2026. L’inchiesta è scattata dopo la denuncia della famiglia dell’uomo che ritiene che la morte del 62enne sarebbe dovuta all’imperizia dell’area sanitaria del penitenziario dal momento che il detenuto più volte avrebbe fatto ricorso all’infermiera, nei giorni che hanno preceduto il decesso, senza essere stato
sottoposto ad un esame ospedaliero più approfondito.