Due patteggiamenti, un’assoluzione e tutti gli altri rinviati a giudizio
Si è conclusa così l’udienza preliminare dinanzi al gup del Tribunale di Chieti, Andrea Di Bernardino, per le 15 persone coinvolte, oltre a due società chiamate in causa per la sola responsabilità amministrativa, accusate di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante l’uso di fatture inesistenti e impiego di fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere l’imposta sui redditi e sull’Iva nell’ambito di un traffico illecito di rifiuti ferrosi. Assolto dopo il processo con rito abbreviato, perché il fatto non sussiste, Mario Di Battista,
amministratore della DiBa metalli di Giulianova, una delle due società coinvolte. Hanno patteggiato 3 anni e 8 mesi, e 8mila euro di multa ciascuno, Moreno Di Toro Mammarella, titolare di una ditta individuale, e Alessandro Capodicasa, amministratore e fiduciario di una società. Altre dodici persone e due società, la DiBa Metalli e Violi Metalli di Montecchio, che si occupano di recupero di materiali ferrosi fino al conferimento in fonderia, sono state rinviate a giudizio al prossimo 6 dicembre. L’inchiesta condotta dal sostituto procuratore della repubblica di Chieti, Giuseppe Falasca, ha svelato un meccanismo che, secondo l’accusa, avrebbe consentito di riciclare oltre 11 milioni di euro attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti a favore delle imprese emiliana e abruzzese. Il denaro bonificato in pagamento da queste ultime, sempre secondo l’accusa, confluiva su conti postali da dove, però, veniva recuperato in contanti e restituito alle due società eccetto una sorta di “trattenuta” da parte degli intermediari.