Serviranno ulteriori indagini tossicologiche e istologiche, da compiere entro i prossimi 60 giorni, per stabilire le cause della morte di Simone Di Gregorio, il 35enne che lo scorso 13 agosto a Sambuceto di San Giovanni Teatino è stato fermato mentre era in stato di particolare agitazione a ridosso della ferrovia e immobilizzato dai carabinieri con il taser
L’autopsia non ha dato risultati esaustivi. Per capire le cause che hanno portato alla morte Simone Di Gregorio, il 35enne che lo scorso 13 agosto a Sambuceto di San Giovanni Teatino è stato fermato mentre era in stato di particolare agitazione a ridosso del tracciato ferroviario e alla fine immobilizzato dai carabinieri con il taser, serviranno ulteriori indagini tossicologiche e istologiche. Da fare entro i prossimi 60 giorni. Poco prima delle 14 di oggi è terminata al policlinico di Chieti l’autopsia che il sostituto procuratore della Repubblica di Chieti, Marika Ponziani, ha affidato al medico legale Marco Piattelli, al tossicologo Fabio Savini e al cardiologo Marcello Caputo. Il 35enne è morto prima ancora di salire sull’ambulanza del 118, mentre nel frattempo gli era stato somministrato un sedativo. Come di prassi sono stati prelevati campioni di liquidi e altre matrici biologiche.
L’inchiesta è aperta con l’ipotesi di omicidio colposo nei confronti di ignoti. Di Gregorio, che aveva problemi psichiatrici ed era seguito dal centro di salute mentale, e che era stato ricoverato nel reparto di psichiatria da cui era però uscito volontariamente, abitava a Pescara ma si recava spesso a San Giovanni Teatino dove abitano i genitori. E domenica pomeriggio è stato notato mentre danneggiava l’auto del padre: all’arrivo dei carabinieri l’uomo, nudo, si è allontanato in direzione di una via che porta alla ferrovia dove poi è stato bloccato.