La cosiddetta telefonata fantasma del 18 gennaio non sarebbe riconducibile al cameriere Gabriele D’Angelo, una delle vittime della tragedia dell’Hotel Rigopiano.
Lo ha rivelato il Tgr Abruzzo, dopo la verifica dei tabulati telefonici agli atti dell’inchiesta bis della Procura di Pescara sull’hotel travolto dalla valanga. La Procura, nei giorni scorsi, aveva messo sette avvisi di garanzia per frode processule e depistaggio. Il servizio, realizzato dal giornalista Ezio Cerasi, ha ripreso l’accertamento del 13 marzo di due anni fa, fatto dai carabinieri del Ris, i quali dal telefono di D’Angelo estrassero i dati delle chiamate whatsapp, ma non del traffico da rete mobile. Quest’ultimo tabulato è stato chiesto al gestore telefonico solo il 12 novembre scorso, e fornito agli inquirenti tre giorni dopo. Nei tabulati del cameriere dell’hotel Rigopiano non ci sarebbe traccia di quella chiamata, svelata agli inquirenti l’8 novembre scorso da un carabiniere in servizio al CCS, mentre emergerebbe che alle 11.38 il cameriere abbia parlato per 230 secondi con la Prefettura di Pescara. Questa richiesta di aiuto sarebbe giunta cinque ore prima della valanga e pochi minuti dopo la seconda scossa di terremoto. Il servizio ricostruisce le numerose telefonate di Gabriele D’Angelo alla Croce Rossa di Penne. I tabulati contengono 56 tracce tra chiamate in entrata e in uscita, tentate o perse dalle ore 11.17 (un minuto dopo la forte scossa) alle 16.16 del 18 gennaio di due anni fa. Il giornalista ha rintracciato anche uno dei volontari della Croce Rossa che sostiene di aver “dato – personalmente e ante valanga – comunicazione dell’isolamento dell’hotel all’ingegnere Luca Verna dei Vigili del Fuoco”, responsabile del Posto di coordinamento avanzato del Centro di coordinamento dei soccorsi, istituito nel giorno della tragedia dall’allora prefetto Francesco Provolo.