Tragedia Rigopiano: 8 condanne e 22 assoluzioni, parenti vittime non totalmente soddisfatti

Il giorno dopo la sentenza in Corte d’Appello a L’Aquila al processo per la tragedia di Rigopiano, riconosciute le “cattive” condotte anche della Prefettura, regge l’impianto accusatorio, spiragli per eventuali ricorsi in Cassazione.

22 assoluzioni  rispetto alle 25 nel processo di primo grado; 8 condanne invece di 5. Il giudizio in Corte d’Appello a L’Aquila per la tragedia di Rigopiano in apparenza non cambia di molto la sostanza rispetto al giudizio di primo grado, ma lancia segnali importanti in quel tortuoso sentiero verso la giustizia nel perpetuo conflitto tra verità storica e verità processuale. Nessuno, ragionevolmente, poteva mai sperare in un totale ribaltone con condanne per tutti e 30 gli imputati, ma, obiettivamente, anche la quasi totalità degli imputati assolti in primo grado, appariva un’esagerazione in senso inverso. L’interpretazione data dal collegio dei giudici in Corte d’Appello a L’Aquila, presieduto da Aldo Manfredi, ha fornito ulteriori elementi coinvolgendo, di fatto, i vertici di tutte le principali istituzioni. Quelle amministrative, Provincia di Pescara e Comune di Farindola, e quelle burocratiche, la Prefettura, tenendo fuori solo la Regione per altro indicata solo per la mancata attivazione della Carta Localizzazione Pericolo Valanghe. La novità più sostanziale è quella legata alla condanna dell’ex Prefetto Francesco Provolo ad un anno e 8 mesi, ma non sul disastro o sul presunto depistaggio, quanto per due capi d’imputazione specifici, riguardo all’omissione e alla falsità ideologica in atto pubblico, per aver comunicato, in una nota del 17 gennaio del 2017, un giorno prima la tragedia, l’apertura del Centro di Coordinamento Soccorsi che di fatto non avvenne. Per la stessa ragione condannato l’ex capo di Gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco, per una nota simile però inviata il 16 gennaio. Entrambi erano stati assolti in primi grado. Per quanto riguarda le responsabilità in capo ai vertici della Provincia di Pescara, confermate le condanne a 3 anni e 4 mesi per i dirigenti Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, che avrebbero dovuto garantire la viabilità delle strade operando fattivamente per liberarle dalla neve copiosa di quei giorni. Altra novità la condanna a due anni e 8 mesi, stessa pena confermata per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per il tecnico comunale Enrico Colangeli, per omicidio colposo e lesioni plurime, in relazione al mancato intervento per consentire ad ospiti e dipendenti dell’Hotel di lasciare la struttura:

“Interessante sottolineare – ha dichiarato l’Avvocato Wania Della Vigna, legale di Parte Civile – come la Corte, anche in questo caso, si sia soffermata sugli eventi antecedenti la valanga, come ad evidenziare che tutto quello che andava fatto, per salvare le 29 vittime, andava fatto prima. C’è poi da rimarcare, in attesa ovviamente delle motivazioni, come il complesso e ben architettato impianto accusatorio abbia retto, aprendo importanti scenari sia per ricorsi in Cassazione che per quel che riguarda il processo civile.”

Escono di scena questioni ritenute importanti come la Carta di Localizzazione Pericolo Valanghe ed il depistaggio, per questo confermata l’assoluzione dei dirigenti regionali e prefettizi, mentre per quel che riguarda l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco accolto il ricorso dei suoi legali per la modifica della ragione dell’assoluzione, da “il fatto non sussiste” a “per non aver commesso il fatto”. I parenti delle vittime, alla luce di questa sentenza, parlano di contentino e che si poteva fare di più , ma nella loro straordinaria compostezza  accolgono con moderata soddisfazione quanto stabilito dai giudici in Corte d’Appello:

“Resta la consapevolezza – dice Alessandro Di Michelangelo fratello di Dino, una delle 29 vittime insieme a sua moglie Marina – di aver fatto tutto quello che si poteva fare anche a sostegno di un lavoro a mio avviso straordinario da parte della Procura di Pescara, scrupoloso e dettagliato, e per il quale ci sentiamo di ringraziare in primis il Procuratore Capo Bellelli e poi i Sostituti Procuratori Anna Benigni e Andrea Papalia che sono stati fantastici, anche sotto il profilo umano. Ma la battaglia non è finita, vediamo cosa accadrà in Cassazione.”

IL SERVIZIO DEL TG8

Luca Pompei: