Si va verso la chiusura delle indagini sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano entro il 18 novembre. La notizia è trapelata da fonti del Comitato parenti delle vittime.
Cosi’ avrebbero lasciato intendere i pm titolari dell’inchiesta, nel corso dell’incontro che si e’ tenuto nel pomeriggio in Procura, a Pescara, tra il procuratore capo Massimiliano Serpi, il sostituto Andrea Papalia e i familiari delle vittime.
“E’ la terza volta che veniamo qui e questa volta – ha commentato Gianluca Tanda, del Comitato Vittime di Rigopiano – usciamo ancora piu’ fiduciosi delle altre. Siamo ormai in dirittura d’arrivo”. Tanda ha detto che ai pm sono state chieste “delucidazioni sulle ultime inchieste giornalistiche e i magistrati ci hanno assicurato che quanto emerso era gia’ stato preso in considerazione da tempo”. “D’altronde – ha aggiunto Tanda – recentemente abbiamo appreso che c’erano degli elicotteri che potevano alzarsi in volo sia dopo che prima, che ci sono delle novita’ sui telefonini e sui messaggi, e che si sono tenute delle riunioni segrete. Sembra inoltre che qualcuno dall’interno abbia chiesto aiuto non solo alle istituzioni locali, ma anche alla protezione civile e soprattutto al Coc di Penne. Noi vogliamo sapere se tutto questo e’ vero ed essere certi che sia stato preso in considerazione”.”Abbiamo detto ai magistrati che la prescrizione e’ il nostro piu’ grande incubo e che non puo’ mandarci a casa dopo tanti anni di battaglie”. Lo ha detto Gianluca Tanda, del Comitato Vittime di Rigopiano (Pescara), al termine dell’incontro che si e’ tenuto nel pomeriggio, in Procura, a Pescara, tra il procuratore capo Massimiliano Serpi, il sostituto Andrea Papalia e i familiari di alcune delle 29 vittime della tragedia del resort travolto da una valanga il 8 gennaio 2017. I familiari hanno esposto alcune immagini dei propri cari e uno striscione con le foto di tutte le vittime e la scritta “Mai piu'”. “Abbiamo incontrato piu’ volte il ministro della Giustizia Bonafede che – ha aggiunto Tanda- sta lavorando molto su questa tema e, insieme al Comitato nazionale vittime, gli abbiamo consegnato anche un documento. Quel che e’ certo – ha concluso Tanda – e’ che non possiamo sentirci dire ‘mi dispiace, il reato e’ prescritto e quindi non ci sono colpevoli”.