È stata ascoltata per circa mezz’ora, come persona informata dei fatti, la consigliera provinciale di Pescara Leila Kechoud, che non è indagata, ma è stata tirata in ballo nell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola da Rossella Del Rosso, sorella di Roberto proprietario della struttura e una delle 29 vittime del resort travolto da una valanga il 18 gennaio 2017.
Kechoud, già sentita la scorsa estate dai carabinieri forestali, questa volta è stata ascoltata su richiesta degli avvocati Cristiana Valentini e Goffredo Tatozzi, che assistono il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, indagato. Oltre ai due legali erano presenti il procuratore capo Massimiliano Serpi, il sostituto Andrea Papalia, il colonnello e il maresciallo dei carabinieri forestali, Anna Maria Angelozzi e Michelle Brunozzi. La sorella di Del Rosso aveva precedentemente riferito che la mattina del 18 gennaio del 2017, poche ore prima della valanga, si era recata due volte in Provincia, dove avrebbe incontrato il presidente della Provincia, Antonio Di Marco, alla presenza della consigliera Kechoud, che oggi ha confermato sia questa circostanza che la ricezione delle fotografie attestanti la situazione di emergenza a Rigopiano. Fotografie che le erano state inoltrate su whatsapp dalla stessa Del Rosso, la quale le aveva ricevute poco prima dal fratello che si trovava nel resort e che già da ore chiedeva aiuto. Secondo la sorella di Del Rosso, Kechoud si sarebbe impegnata a segnalare l’emergenza e a mostrare le foto al presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso, mentre la consigliera sostiene che si era impegnata a mostrare gli scatti a Di Marco, cosa che poi effettivamente fece, poco prima della riunione del Comitato operativo regionale delle emergenze (Core), tenutasi a partire dalle 15.30 e presieduta dal governatore. Sempre Kechoud ha riferito che a quella riunione, alla quale era presente anche Di Marco, lei partecipò per mera curiosità e che nessuno parlò dell’emergenza Rigopiano.