Tragedia Rigopiano: l’inferno bianco, dove il tempo si è fermato

La cronaca del giorno della tragedia, 18 gennaio 2017, i soccorsi, i superstiti e chi è rimasto sepolto sotto la neve. La tragedia di Rigopiano e la corsa contro il tempo per salvare chi si trovava nell’Hotel spazzato via

A Rigopiano il tempo sembra essersi fermato, è come una foto in bianco e nero impressa nella mente di ognuno di noi. Sono le 16:41 del 18 gennaio 2017 quando, dal Monte Siella, si stacca una valanga di 120mila tonnellate che scende a valle e colpisce l’Hotel Rigopiano. Nel Resort ci sono 40 persone: 28 clienti, tra cui quattro bambini, e 12 membri dello staff. In quei giorni l’Abruzzo è nella morsa del maltempo, con fortissime nevicate. Tutta l’Italia è col fiato sospeso nel seguire l’evoluzione della dolorosa vicenda. Per una notte intera uomini del Soccorso alpino, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri avanzarono tra pareti di neve. L’ultimo tratto era percorribile solo a piedi. A un certo punto, quattro uomini del Soccorso alpino e della Guardia di Finanza decisero di staccare la colonna di mezzi per proseguire con gli sci. Dopo quattro ore estenuanti, giunsero all’Hotel. Poi arriva la colonna dei soccorritori, dietro le turbine che hanno lavorato tutta la notte per pulire e liberare la strada. Due persone, che si trovavano fuori dall’hotel, vengono subito tratte in salvo: sono Giampiero Parete e il tuttofare dell’hotel Fabio Salzetta. Il 20 gennaio i Vigili del Fuoco estraggono dalla neve e detriti 5 superstiti: la moglie e i due figli di Parete e altri due bambini, con le immagini commoventi che hanno fatto il giro dei media. Successivamente vengono trovati altri quattro superstiti: tra i quali Giampaolo Matrone, quest’ultimo rimasto intrappolato sotto la neve per 62 ore. Le operazioni di recupero terminano il 25 gennaio come le speranze di trovare qualcuno ancora in vita. Il bilancio ufficiale è di 29 morti e 11 sopravvissuti. Cruda la cronaca di una tragedia che ha toccato il cuore di tutta Italia, anche attraverso le testimonianze di chi si è salvato. Ogni 18 gennaio, i parenti delle vittime si raccolgono di fronte a ciò che resta dell’Hotel Rigopiano, e si danno coraggio e si aggrappano al ricordo con le foto dei “29 angeli che non ci sono più”. Il lutto, il dolore ma anche il senso di comunità tra i parenti delle vittime che hanno assistito ai funerali, all’ultimo saluto dei loro congiunti, padri, madri, figli strappati alla vita. C’è chi dice che non sarà nemmeno.

 

Fabio Lussoso: