Seconda giornata di udienze al Tribunale di Pescara nel processo per il crollo dell’hotel Rigopiano di Farindola, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017
Seconda giornata di udienze al Tribunale di Pescara, sul Processo per la tragedia di Rigopiano, incentrata sull’arringa degli avvocati difensori del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e del Tecnico Comunale Enrico Colangeli, per i quali l’accusa ha chiesto 11 anni e 4 mesi di reclusione. La prima a prendere la parola l’avvocato Cristiana Valentini che, dopo un’introduzione di natura giurisprudenziale sul concetto di Reato Omissivo Improprio, è entrata più nello specifico relativo alla Legge Regionale 47 della Protezione Civile, segnalando che in stato di emergenza ci sarebbe dovuto essere un flusso continuo di informazioni tra i gradi più alti (Prefettura e Regione) e quelli più piccoli (Comune di Farindola) e che se la Regione avesse notificato al Comune la C.L.P.V. (Carta rischio valanghe), unico strumento tecnico in grado di adottare le linee guida del 2015 sul rischio valanghe nella zona, la tragedia non si sarebbe consumata.
L’avvocato Massimo Manieri si è, poi, soffermato sull’inconsapevolezza sociale dell’intero territorio, su quello che poteva rappresentare un rischio valanghe per quella zona, facendo una lunga ricostruzione storica, dalla metà degli anni ’50, fino alla fine degli anni ’60, quando la Famiglia Del Rosso decise di costruire l’albergo, ai giorni nostri.
In una nota di sintesi della difesa si precisa che, dagli anni ’50, quando fu realizzato il rifugio, alla fine degli anni ’60, quando la famiglia Del Rosso lo acquistò per realizzare un albergo, fino ai giorni nostri, non esiste, secondo una indagine effettuata dalla stessa difesa, memoria storica di un reale rischio valanghe in quella zona; inoltre gli avvocati hanno sostenuto che l’unico strumento idoneo a rivelare il potenziale rischio di valanghe di ciascun sito montano, compreso quello di Rigopiano, era e rimane la Carta di Localizzazione dei Pericoli di Valanga (CLPV), carta vincolistica di previsione e prevenzione la cui elaborazione è affidata dalla normativa alla Regione Abruzzo e che non è stata mai realizzata. Durante l’arringa difensiva è stato inoltre dimostrato che durante l’emergenza il sindaco, oltre ad aver fatto preparare tutti i presidi necessari a consentire la viabilità in caso di intemperie, all’interno di uno specifico Piano Neve, laddove i mezzi si sono rivelati insufficienti, ha richiesto soccorso, in più occasioni, per le 850 persone rimaste isolate nella sua zona di competenza, ma senza che arrivasse alcun aiuto.