Un esposto in Procura per capire fino in fondo se la terribile morte dei due alpinisti romagnoli Luca Perazzini e Cristian Guadi potevano essere evitate. Sulla questione interviene la nota guida alpina abruzzese Giampiero Di Federico.
“Capisco il dolore delle famiglie, ma non so che seguito possa avere questo esposto – Dice Di Federico al microfono del Tg8 – l’unico aspetto positivo è che questa decisione, più che legittima, da parte del fratello di una delle due vittime pone un problema vero, quello di vivere la montagna in piena coscienza e sicurezza.”
Uno strascico giudiziario per ogni tragedia, molto spesso a ragione, molte altre sorge il dubbio che si voglia a tutti i costi cercare un colpevole. Ma più che legittima la decisione di Marco Perazzini, fratello di Luca, morto insieme all’amico Cristian Gualdi nella Valle dell’Inferno, sul Gran Sasso, di rivolgersi alla Magistratura per capire se questa tragedia poteva essere in qualche modo evitata. E’ anche vero, però, che la montagna non si può chiudere a chiave e che tutti debbano avere la possibilità di viverla e amarla. Ma la montagna va anche rispettata vissuta in totale consapevolezza e coscienza. Luca e Cristian erano due alpinisti esperti, ma anche i più esperti possono incappare in errori di valutazione. E’ vero che la bufera è giunta improvvisa, in netto anticipo rispetto a quelle che erano le previsioni in loro possesso, ma è pur vero, stando a testimonianze raccolte, che i due, alla partenza, erano stati vivamente sconsigliati da una guida alpina ad affrontare l’escursione. Alla luce dell’esposto presentato dal fratello di Luca, tutto verrà verificato nel dettaglio, ma resta una considerazione da fare, ci sono, almeno nella nostra regione, tutte le condizioni per affrontare la montagna in piena sicurezza?
“Dal mio punto di vista assolutamente si – dice Giampiero Di Federico – sentieri segnati, bollettini meteomont, e cartelli ad avvisare escursionisti, che siano esperti o meno, a non avventurarsi in caso di condizioni proibitive. Anche sul piano del Soccorso – precisa ancora Di Federico – in Abruzzo siamo tra i più preparati d’Italia. Il vero problema è che manca la cultura della prevenzione, la gente non sa cosa significa andare in montagna, troppa improvvisazione, ci vorrebbe più prevenzione e le Istituzioni dovrebbero, in qualche modo , farsene carico con iniziative mirate e decisioni, se vogliamo, anche impopolari, come fanno al nord, dove ad esempio viene fatta pagare una quota a tutti coloro che per ragioni più o meno serie, chiedono l’intervento dell’elicottero. Su questo dobbiamo crescere ancora tanto.”