Quintali di bancali in legno sequestrati dai Carabinieri Forestale di Pescara e un’imprenditrice, 40enne, denunciata per contraffazione di marchi e gestione illecita di rifiuti. Il legno, infatti, veniva rivenduto con un marchio contraffatto. Le indagini partite in primavera su segnalazione di un cittadino.
L’indagata, occupando il sedime della vecchia “Tiburtina Valeria”, usava il marchio contraffatto “EPAL”, un ingegnoso cliché artigianale per la marchiatura a fuoco alimentato da una bombola a gas, per rigenerare o realizzare bancali in legno del tutto falsificati: recuperava, inoltre, i pallet danneggiati in assenza di qualsivoglia autorizzazione per la gestione dei rifiuti, abbandonando gli scarti del legno lungo la scarpata della strada comunale, aumentando anche il rischio di incendio della zona boschiva circostante.
L’indagine, iniziata nella primavera scorsa su segnalazione di un cittadino del posto, ha portato al sequestro di materiali contraffatti, tra cui 1 timbro metallico ovale per il marcaggio a fuoco dei pallets, riportante la dicitura “EPAL”, con relativa bombola di gas, 25 “slitte EPAL”, 198 blocchi con marchio “EPAL”, 234 bancali “EPAL” riparati e marchiati, oltre a circa 6.000 altri bancali in legno non direttamente utilizzabili (rifiuti), accumulati lungo il sedime stradale.
Alle operazioni di perquisizione ha partecipato anche un perito ispettore del Consorzio Servizi Legno Sughero – Conlegno, l’organizzazione che raccoglie e tutela le aziende del settore del legno e che impone determinate caratteristiche costruttive ai prodotti degli associati, appositamente nominato ausiliario di polizia giudiziaria, per poter individuare tutto il materiale contraffatto e lavorato dalla ditta di legnami.
Tutto il materiale legnoso sequestrato è stato affidato in giudiziale custodia ad un dipendente dell’Amministrazione comunale di Turrivalignani, a cui spetta la gestione del sedime stradale occupato dai rifiuti. “L’indagata- ha dichiarato il Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Pescara – per il momento rischia la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da euro 2.500 a euro 25.000 per la contraffazione, oltre all’arresto da tre mesi a un anno o l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro per la gestione illecita dei rifiuti non pericolosi”.