Un settimana fa esatta l’omicidio di Thomas: una morte destinata a restare impressa nella coscienza di alcuni e nella memoria di tanti e non solo per la crudeltà con la quale una giovane vita è stata spezzata. Le indagini vanno avanti e il dolore misto a rabbia non si placa in una città che non può dimenticare
25 coltellate in un angolo buio del parco Baden Powell in pieno centro a Pescara: Crox ha 17 anni e sta morendo ma i suoi presunti assassini non si fermano e avrebbero continuato ad inveire sul suo corpo ormai esanime con insulti, sputi e sigarette spente addosso. Come racconterà il testimone della follia omicida di un pomeriggio di inizio estate, anche lui con altri ragazzini in quel parco. Crox si chiama Thomas e vive a Rosciano con la nonna dall’età di 3 anni ossia da quando la mamma lo ha abbandonato. I suoi presunti assassini sono suoi coetanei ma i genitori li hanno e con loro vivono a Pescara. Thomas cerca di recuperare la sua vita di adolescente in affanno col supporto di una comunità, i suoi due presunti assassini vanno al mare a farsi bagni e selfie dopo averlo ucciso. Una settimana fa esatta l’omicidio di Thomas Luciani, venerdì l’ultimo doloroso saluto nella sua Rosciano, le indagini vanno avanti serrate e minuziose, la città scossa non vuole ne può dimenticare.
Dall’autopsia, andata avanti fino alla tarda serata di mercoledì, è emerso che a provocare la morte del ragazzo sono state lesioni che hanno interessato entrambi i polmoni, provocando uno shock emorragico irreversibile. Thomas sarebbe morto rapidamente. L’esame ha confermato il numero di colpi emerso in sede di ispezione cadaverica, cioè 25. Per l’omicidio sono stati sottoposti a fermo due sedicenni. L’unico vero intento è stato “quello di cagionare sofferenza e morte”, si legge in un passaggio del provvedimento con cui il Gip del Tribunale dei Minori dell’Aquila ha convalidato il fermo. Il quadro indiziario, scrive ancora il giudice, fa “risaltare come causa determinante dell’azione sia l’impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano”. Un atroce delitto commesso per ‘futili motivi’, circostanza che è contestata ai due minori. L’attenzione degli investigatori è concentrata sui telefonini, le perizie potrebbero fare chiarezza sui punti ancora oscuri di quest’omicidio che ha sconvolto l’Italia.
Agghiacciante la ricostruzione dell’omicidio nei verbali. Un testimone racconta di essersi trovato con gli amici alla stazione di Pescara intorno alle 16 e 30 di domenica. “L’intento era quello di andare al mare ma anche di parlare con Cristopher Thomas che doveva 200/300 euro a (…). Cristopher si trova in genere vicino alla stazione e lì lo abbiamo incontrato. (…) e Cristopher hanno iniziato a litigare perché (…) era aggressivo e Cristopher di rimando gli rispondeva che anche lui aveva amici da chiamare. Ci siamo spostati dapprima verso i silos della stazione, dove (…) si è indispettito perché Christopher non gli restituiva il denaro, quindi (…) ha costretto Christopher a dirigersi verso il parchetto di via Raffaello Sanzio in una zona appartata”. Mentre (…) camminava, già dentro al parco, ci ha fatto vedere che impugnava un coltello”. “Thomas faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto… io ero allibito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo come fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa”, è uno dei passaggi più forti della ricostruzione.
Thomas Christopher Luciani, che gli amici chiamavano Crox, era scappato da una comunità per minori di Limosano ( Campobasso) due giorni prima di essere ucciso. Prima viveva con la nonna materna a Rosciano. La mamma – brasiliana, adottata dalla famiglia abruzzese –da anni ha lasciato l’Italia per la Germania. “Non auguro questo dolore nemmeno al mio peggior nemico perché è un dolore che ti strazia l’anima”, sono state le sue parole sui social.
“Sarai sempre parte di me. Non potrò mai dimenticare il tuo sorriso. Ti amo”. Questa la scritta sulla maglia della ex fidanzatina di Thomas arrivata in lacrime in chiesa.
Centinaia le persone presenti, che si sono strette al dolore della nonna, che ha accompagnato il feretro tra le lacrime, e dei familiari. Tra gli altri, il prete salentino Antonio Coluccia, che vive da anni sotto scorta, il sindaco di Rosciano, Simone Palozzo, il prefetto di Pescara, Flavio Ferdani, il questore del capoluogo, Carlo Solimene, il governatore abruzzese, Marco Marsilio, il comandante provinciale dei carabinieri di Pescara, Riccardo Barbera.
Intanto le iniziali dei cognomi dei due presunti responsabili del delitto con le scritte “assassini” e “Christopher vive” sono comparse sul prato sintetico del campetto di calcio del parco Baden Powell. Chi le ha vergate ha usato la bomboletta spray e accanto ha lasciato anche un simbolo che ricorda quello dei “doni della morte” della celebre saga di Harry Potter. Il tutto però è stato prontamente ripulito dal personale del Comune, così come è stato rimosso uno striscione dal tenore analogo. Con ordinanza del sindaco, il parco è stato chiuso al pubblico per alcuni giorni, proprio per evitare il continuo viavai di curiosi. Il delitto si è consumato in un’area di vegetazione esterna al parco, di pertinenza delle ferrovie, a cui era possibile accedere grazie a una rete danneggiata, che ora è stata riparata.