Il deputato del Gruppo Misto, Antonio Zennaro, chiede al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) di valutare un intervento pubblico in merito alla vertenza Betafence, l’azienda che produce recinzioni con sede italiana a Tortoreto.
L’obiettivo è quello di salvare un sito produttivo sano ed impedire la delocalizzazione che metterebbe a rischio 155 addetti e 150 persone impiegate nell’indotto.
“Per la serietà delle motivazioni che hanno portato a convocare urgentemente il tavolo di crisi il primo settembre – scrive in una nota – è impensabile che esso avvenga in videoconferenza, occorre un confronto in presenza fisica. Il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) deve creare le condizioni per una corretta discussione su questioni estremamente delicate, dal punto di vista industriale, finanziario e soprattutto sociale, rendendo possibile ai rappresentanti istituzionali e sindacali una giusta difesa dei nostri lavoratori e del nostro territorio”. “Una richiesta già avanzata dai sindacati a cui ho aderito e che ho voluto rafforzare scrivendo personalmente al ministro Patuanelli, a supporto dei due importanti appuntamenti di oggi a difesa dei lavoratori della Betafence. L’ obiettivo è salvare un sito produttivo del tutto sano, con dati economici e produttivi altamente profittevoli nonostante il Covid, e impedire l’ennesimo caso di delocalizzazione selvaggia, speculazione finanziaria e conseguente deindustralizzazione e impoverimento di un’intera area. Per questo ritengo che il Governo debba valutare anche un intervento di tipo pubblico, con una partecipazione diretta o attraverso la partecipazione di società pubbliche.”
Infine, questa mattina in Prefettura in concomitanza di un incontro a cui ha preso parte tra una delegeazione sindacale di Fim Fiom, si è tenuto un presidio di lavoratori a Teramo. Sulla vicenda pubblichiamo una nota di Carmine Ranieri, segretario generale della Cgil regionale.
“In Abruzzo una crisi senza fine interessa migliaia di lavoratori, tra infrastrutture obsolete e investimenti che latitano. E per molti di loro c’è stato anche il terremoto. L’ultima ad aver chiuso lo ha fatto con i bilanci saldamente in utile. Al termine di una stringata riunione per spiegare i piani del gruppo, i manager londinesi della Betafence hanno annunciato la fine della produzione per lo stabilimento di Tortoreto, in provincia di Teramo. Una storica azienda abruzzese operativa fin dagli anni Sessanta sotto il marchio ‘Metallurgica Adriatica’ che produce recinzioni metalliche e sistemi di sicurezza esportati in tutto il mondo. Dopo vari passaggi di mano, è entrata a far parte del gruppo multinazionale inglese Praesidiad, controllato dal fondo Carlyle, guidato in Europa dall’italiano Marco De Benedetti. Sono loro ad averne determinato una chiusura senza appello, vagamente motivata dal Covid e dalla necessità di riorganizzare la produzione a livello globale. Qualche anno fa Betafence ha chiuso in Inghilterra per aprire in Polonia. Ora si dice che anche la produzione italiana possa finire all’estero. In realtà le aziende non sono in crisi né in perdita, ma con la scusa dell’emergenza sanitaria si ritirano dai nostri territori. Un segnale molto preoccupante – sottolinea Ranieri – perché sta crescendo il numero di aziende che per convenienza decidono di ridurre la filiera e delocalizzare. Il nostro è un territorio già profondamente ferito dalla fuga di società come Honeywell, Ball, Yokohama, Intecs. Dopo lo scoppio della bolla finanziaria, in molti hanno subito le conseguenze dei terremoti del 2009 e del 2016, e oggi il Covid rischia di aggravare una situazione già molto seria”.