Appena 850 mila euro a fronte di una necessità reale di circa 6 milioni di euro. La Regione Abruzzo si dimentica dei disabili azzerando o quasi i fondi per la Legge sulla “Vita Indipendente”
Era già successo nel 2022 e nel 2023, quando è dovuta scendere in piazza la Cgil per far modificare una finanziaria regionale che non teneva affatto conto dell’assistenza necessaria per i disabili gravi in Abruzzo. Su sollecitazione del Sindacato e di varie associazioni, l’allora Assessore Regionale Quaresimale e il Presidente Marsilio in persona s’impegnarono per stanziare 3,5 milioni nel 2022 e 4,5 milioni l’anno successivo, dando così una risposta dignitosa alle circa 500 famiglie che chiedevano aiuti per assicurare ai propri cari affetti da disabilità gravi, un care giver o altri sostegni. Sul dispositivo “Vita Indipendente”, per questo 2024, stanziati soli 850 mila euro che sono sufficienti per 101 degli oltre 600 richiedenti:
“Ciò significa – spiega Claudio Ferrante Responsabile Regionale della Cgil dell’Ufficio politiche per la disabilità – che oltre 500 famiglie dovranno fare a meno di un beneficio indispensabile, mentre, senza che ci sia la minima indignazione, i Consiglieri Regionali dispongono di 14 milioni di euro per le cosiddette “Leggi Mancia” a favore di enti o associazioni amiche.”
L’Appello è che, come accaduto nei due anni precedenti, anche in questo 2024 la Regione possa correggere la disponibilità di spesa e soddisfare le 680 richieste giunte, tutte certificate:
“Lunedì mattina noi della Cgil, compreso il segretario generale Ranieri, e decine e decine di disabili – annuncia Ferrante – c’incateneremo davanti l’Assessorato Regionale alle Politiche sociali a Pescara, fin quando l’Assessore Santangelo non ci degnerà della sua attenzione, la risposta che non ci sono fondi a sufficienza non ci soddisfa, l’articolo 13 dello Statuto Regionale parla chiaro, dice che il Consiglio Regionale deve adempiere ai compiti previsti dalla Costituzione all’Articolo 3, ossia rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”