“Allegato alla ormai nota delibera di giunta regionale n. 509 dell’8 agosto 2024, che ha approvato l’abbattimento di 469 cervi in due aree dell’aquilano, è presente un disciplinare che, tra le tante indicazioni, contiene anche un vero e proprio tariffario. I cacciatori assegnatari dei capi da uccidere dovranno versare un contributo economico, chiamato premio, all’Ambito Territoriale di Caccia (Atc) di riferimento”. Così in una nota il Wwf Abruzzo.
“Le tariffe cambiano in base all’età e al sesso degli animali abbattuti e alla provenienza del cacciatore”, aggiunge l’associazione ambientalista. “50 euro per i piccoli minori di 12 mesi (perché, se non fosse ancora chiaro, si potrà sparare anche ai cuccioli!), 100 euro per le femmine giovani e adulte, 150 euro per i maschi giovani e 250 euro per i maschi adulti. I cosiddetti premi aumentano se il cacciatore non è residente in Abruzzo tanto da arrivare fino a 600 euro per un maschio adulto. Per i maschi adulti con trofeo, le tariffe non sono state esplicitate, ma il prezzo sarà stabilito da un esperto di trofeistica abilitato e individuato dall’ATC”.
E chi sarà, si chiede il Wwf, il beneficiario di questi fondi? “Non la comunità dove si svolgerà il prelievo, non le amministrazioni comunali, non il mondo agricolo, non le aree protette… ma gli ATC! Organismi sostanzialmente gestiti dai cacciatori che si appropriano, facendone profitto, della fauna selvatica che dovrebbe essere patrimonio di tutti! Guarda caso, gli stessi ATC che hanno svolto il monitoraggio per stabilire la densità degli animali, sono quelli che organizzano il prelievo e alla fine presentano pure il conto!”.
Altro fattore che desta “non poche perplessità” è “una riflessione sulla densità dei cervi: l’Ispra, l’istituto deputato a rilasciare i pareri per gli interventi sulla fauna, indica come valore soglia per autorizzare la caccia di selezione quello di 2 capi/Km2. I comprensori 1 e 2 che in Abruzzo saranno interessati dal prelievo venatorio hanno rispettivamente valori di 2,58 capi/km2 e 2,39 capi/Km2, quindi di pochissimo superiori al valore soglia. Basti considerare che nell’Appennino Tosco Emiliano, una delle poche aree dove si fanno prelievi al di fuori delle Alpi, la densità è di 12 capi/100 ha (Km2) (“Linee guida ISPRA per la gestione degli Ungulati”). Anche volendo prendere per buoni i dati presentati dalla Regione, quindi, la presenza dei cervi non è affatto così alta da giustificare la strage che si sta per compiere”.
La decisione di eliminare 469 cervi appare sempre più “una completa delega della gestione di una specie simbolo della nostra regione ai cacciatori. Ma intanto la mobilitazione continua: ad oggi sono oltre 60.000 le firme sulla petizione on-line che chiede alla Regione Abruzzo di sospendere la delibera e aprire finalmente il confronto per giungere a un piano di gestione faunistica capace di contenere i danni, evitare incidenti stradali e garantire la presenza della fauna”, conclude il Wwf.