C’era tutto il paese di Abbateggio questa mattina, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, per l’ultimo saluto ad Ermando Parete: scampato al lager di Dachau non ha mai smesso di raccontare atrocità e speranze.
Si è spento alla vigilia del suo 93 esimo compleanno, Ermando Parete un testimone coraggioso ed instancabile del dolore e delle sofferenze della deportazione che subì in prima persona nel campo di sterminio di Dachau. Era nato ad Abbateggio il 15 febbraio del 1923. Dal 1943 al 1945 fu deportato nel campo di Dachau: anni che hanno segnato irrimediabilmente la sua esistenza fino a farne un esempio di coraggio e forza. Internato al Blocco 17, ‘in attesa di una morte certa’, Parete non si era mai rassegnato ad essere ‘solo’ quel maledetto numero impresso sulla pelle del braccio: il 142192 di Dachau. Unico italiano vivente di quei 404 sopravvissuti alle SS in quelle ‘ maledette tombe’, per mesi e mesi riuscì, di nascosto, a cibarsi di erbe: quando entrò a Dachau Ermando era un giovane finanziere reduce della campagna di Grecia, quando il 18 aprile alle ore 18 fu liberato era un essere umano che pesava appena 29 kg. Anche nelle parole dell’omelia, questa mattina nella chiesa di San Lorenzo, alcune sue frasi che sempre resteranno scolpite nella mente di chiunque abbia avuto il piacere e l’onore di ascoltarlo o stringergli una mano: Parete raccontava, commuovendosi come se nemmeno un giorno fosse trascorso, delle migliaia di volte in cui in quei maledetti, interminabili 3 anni di lager pensò che la cosa più semplice fosse uccidersi. Bastava poi pensare agli occhi del padre oppure alla voce della mamma per fermarsi. Per Ermando Parete la memoria è stata la missione di una vita: un impegno infaticabile portato avanti con passione e costanza, anche nel ricordo del dolore patito in quella tragica prigionia. Non faceva mai mancare la sua presenza durante le celebrazioni del Giorno della memoria ogni 27 gennaio e non esitava a partecipare alle tante iniziative organizzate nelle scuole. Questa mattina, infatti, a piangerne la scomparsa anche una piccola delegazione di studenti arrivati per l’occasione da Sulmona: conosciuto qualche anno fa, ogni Natale c’era l’abbraccio commosso nella residenza per anziani dove viveva e dove Ermando, davvero come un nonno, accoglieva i ragazzi raccontando loro ogni volta un aneddoto nuovo e drammatico. Racconti i suoi che riuscivano a finire sempre con un largo sorriso su quel volto segnato dal dolore e dal freddo, dalla fame e della paura.
IL SERVIZIO SUI FUNERALI
height=315UNA SUA TESTIMONIANZA NEL VIDEO:
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