Università “d’Annunzio”: seminario sugli internati ex jugoslavi in Abruzzo

Interessante seminario nei giorni scorsi presso il Polo Didattico dell’Università “G.d’Annunzio” sugli internati provenienti dalla Ex Jugoslavia reclusi nei campi di concentramento abruzzesi.

Promosso dal Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali della “d’Annunzio” diretto dal Prof. Stefano Trinchese, il seminario sugli internati ex slavi ha rappresentato, in qualche modo, anche una sorta di gemellaggio con l’Università del Molise da dove sono giunti i due relatori, il Professore di Storia Contemporanea Giovanni Cerchia e lo storico e ricercatore abruzzese, di recente insignito dell’onorificenza di Cavaliere “Al merito della Repubblica Italiana”, Giuseppe Lorentini, promotore del Parco della Memoria a Casoli, dove trovò collocazione uno dei 15 campi d’internamento nella nostra regione. A introdurre i lavori il Professore di Storia dell’Europa Orientale alla “d’Annunzio” Francesco Caccamo. L’incontro ha preso spunto dal libro di Lorentini “Il Caso dell’Internatite di Fortunat Mikuletic” tratto dal drammatico diario di un internato costretto a esiliare  dai territori della Ex Jugoslavia, presa nella morsa dell’occupazione nazifascista, per essere recluso in Abruzzo. Si è molto dibattuto e si continua a dibattere sulla natura dei campi d’internamento, istituiti in Italia tra l’entrata in vigore delle Leggi razziali del 1938  e l’ingresso  dell’Italia nel conflitto della Seconda Guerra Mondiale nel giugno del 1940: Considerati a torto prigioni minori rispetto ai campi di lavoro o ai campi di sterminio, i campi di concentramento riservati, prevalentemente a ebrei italiani e stranieri, apolidi, cittadini provenienti da paesi ostili al Regime Fascista, perseguitati politici e irredentisti slavi, erano comunque luoghi in cui esseri umani venivano privati della loro libertà, ma soprattutto gli veniva impedito di svolgere qualsiasi tipo di attività, attuando, di fatto, come spiega Mikuletic nel suo diario, raccontato con dovizia di particolari da Lorentini, una sorta di tortura psicologica non meno violenta della tortura fisica. I campi di concentramento rimasero attivi fino al 1943, subito dopo l’armistizio cominciarono a spopolarsi per giungere alla loro definitiva chiusura nel 1944.