Crisi Abruzzo: diminuiscono le imprese che, tra il 2008 e il 2014, sono passate da 132.511 a 128.109.E’ quanto emerge da un rapporto del ricercatore Aldo Ronci.
Il ricercatore abruzzese ha presentato i dati questa mattina in Regione a Pescara . La diminuzione delle imprese ha subito una flessione di 4.482 unità, pari al -3,32%, valore peggiore della media nazionale (-3,15%). A livello territoriale, le variazioni sono state molto diverse tra loro. L’unica provincia a segnare un incremento positivo, anche se molto lieve, è Pescara (+4), mentre subisce una pesantissima flessione Chieti (-2.843); decrementi più lievi si registrano nell’Aquilano (-596) e nel Teramano (-967).
“Il risultato positivo di Pescara, rileva lo studio, è da attribuire al fatto che, rispetto alle altre province, ha registrato decrementi minori nei settori dell’industria, delle costruzioni e del commercio. Da un punto di vista settoriale, il decremento più consistente si registra nell’agricoltura, con 5.323 imprese in meno; seguono l’industria (-2.225), il commercio (-1.156) e le costruzioni (-463). Ottengono incrementi significativi i servizi (+2.287) e le attività ricettive (+2.478). Se attività ricettive e servizi crescono in modo piuttosto omogeneo, l’agricoltura decresce vertiginosamente a Chieti (-2.804) e in modo comunque consistente all’Aquila (-1.102), le costruzioni crescono, per effetto del sisma del 2009, solo nell’Aquilano (+441), territorio in cui il commercio segna la più alta flessione (-678). L’unica attività economica che in Abruzzo ha una percentuale di imprese di gran lunga superiore alla media nazionale, rileva ancora il rapporto, è l’agricoltura che segna il 22% (15% in Italia), con la maggiore concentrazione registrata nel Chietino. L’attività che, al contrario, registra una percentuale di imprese di molto inferiore a quella italiana (25%) sono i servizi, che si attestano al 21%. La provincia di Chieti si caratterizza per un’alta percentuale di imprese dedite all’agricoltura 33%, più che doppia rispetto a quella media nazionale (15%). La provincia di Pescara si contraddistingue per un’alta percentuale di imprese che esercitano attività commerciali 31% (27% in Italia). La provincia di Teramo, invece, presenta una quota di imprese più alta nei settori dell’industria 13% (10% in Italia) e dell’agricoltura 20% (15%). La provincia dell’Aquila, infine, si caratterizza per avere percentuali superiori a quelle medie nazionali nei settori delle costruzioni 19% (15%) e delle attività ricettive 10% (7%). Se da un lato le imprese ricettive registrano un consistente incremento (+2.287 unità, pari al 31,51%), dall’altro le presenze negli alberghi e negli esercizi extra-alberghieri decrescono in Abruzzo in maniera preoccupante: -1.277.722 unità, pari al -16,90%, valore di gran lunga peggiore di quello nazionale (-0,69%) che, di fatto, rimane stabile. Ricordando i fattori che hanno evitato una flessione complessiva molto più pesante, come la crescita delle aziende di costruzioni nell’Aquilano per effetto del terremoto o il forte incremento delle imprese ricettive dovuto all’apertura di nuove partite Iva quale ‘ancora di salvataggio’ dalla disoccupazione, Ronci cita lo Svimez, secondo cui il Pil abruzzese nel 2014 ha registrato una flessione dell’1,7% (-0,4% in Italia), e sottolinea che “si conferma lo stato di grave crisi in cui versa l’economia abruzzese”. “Il sistema produttivo abruzzese ha bisogno di cambiare passo e ciò può avvenire soltanto se si riesce a migliorare la competitività delle imprese e, in particolare, delle micro-imprese. L’intervento della Regione Abruzzo più importante ed efficace in questo senso – conclude il ricercatore – deve orientarsi nella messa a disposizione di servizi capaci di attivare innovazioni”.
Tuttavia il presidente della Regione Luciano D’Alfonso è fiducioso. Sottolinea il saldo positivo dei posti di lavoro cresciuti di 23.000 unità negli ultimi 9 mesi, punta sui fondi europei e sulla politica nazionale, oltre un miliardo e 700mila euro da assegnare per i prossimi 6 anni e sulle risorse del master plan. Inoltre mette in evidenza il + 30% del consumo dell’energia elettrica industriale e poi la domanda di occupazione di suolo pubblico per quanto riguarda i mezzi di trasporto eccezionale. Infine sottolinea l’incremento del numero di brevetti nella nostra regione.
Il servizio del Tg8: