I dati sull’occupazione in Abruzzo evidenziano risultati inferiori alle aspettative: a sottolinearlo è la Uil regionale, delusa da una performance definita “modesta” soprattutto alla luce del presunto “contesto favorevole, mondiale e nazionale, oggi parzialmente rimesso in discussione”.
Dopo la probabile correzione al ribasso della stima di crescita del PIL nazionale (tra +0,7 e +0,8), gli effetti negativi potrebbero riguardare anche l’Abruzzo, la cui crescita era già stimata inferiore a quella nazionale (+0,3). Una sorta di conferma di quanto già accaduto negli anni precedenti, con dati sempre più negativi rispetto a quelli nazionali.
“L’Abruzzo – si legge nel comunicato Uil – perde di più quando si perde e guadagna di meno quando si vince. Il tutto rispetto a un dato nazionale che è la metà di quello europeo e fatica a schiodarsi dallo zerovirgola. La decontribuzione piena per le nuove assunzioni a tempo indeterminato è finita al 31 dicembre, è costata molto e ha prodotto relativamente poco. In Abruzzo, nel 2015 l’occupazione cresce di 3.000 unità: poche a fronte dell’erosione dei 500mila occupati pre-crisi, caduti a 476mila nel 2014 e a 479mila nel 2015. La perdita occupazionale subita con la crisi è diventata strutturale, non si riesce a riassorbirla”.
Analizzando nel dettaglio i dati relativi, si scopre che l’occupazione femminile e quella dei giovani scendono ancora, mentre sale quella degli ultracinquantacinquenni, inchiodati al lavoro dalla Legge Fornero.
“I 3.000 posti di lavoro in più nel 2015 rispetto al 2014 sono infatti la risultante di dati ben diversi a seconda delle fasce d’età, con +4.000 posti per gli ultracinquantacinquenni e -5.000 per i giovani nella fascia 25-34 anni. Per quanto riguarda uomini e donne, abbiamo 5.000 uomini in più e 2.000 donne in meno, ad aggravare il già deficitario dato dell’occupazione femminile”.
Complessivamente, cresce il tasso di occupazione (+0,6 rispetto al 2014), tuttavia non riesce a recuperare il dato pre-crisi: 54,5% contro il 58,8% del 2008. Il tasso di disoccupazione resta al 12,6% (era al 6,6% nel 2008), con 69.000 disoccupati, 1.000 in più rispetto al 2014. Scendono invece gli inattivi: 320mila invece di 328mila (317mila prima della crisi). Tra i dati positivi va inserita la crescita delle assunzioni a tempo indeterminato, mitigata però dalla crescita selvaggia dei voucher nei settori del commercio, del turismo e dei servizi.
“I rischi della diffusione abnorme dei voucher – conclude Roberto Campo della Uil Abruzzo – sono la debolezza occupazionale, previdenziale, professionale, e le ricadute negative sulle entrate fiscali. In Abruzzo, siamo passati dai 5mila voucher venduti nel 2008 ai 2 milioni e 400mila venduti nel 2015, poco meno di quelli venduti in Campania e Sicilia. L’Abruzzo deve compiere scelte nuove ed aggiuntive per provare a forzare questi andamenti lenti. L’incontro del 12 marzo tra sindacati e Regione deve avere un seguito operativo. Intanto, è ora che il Governo convochi l’Abruzzo per la firma del Master Plan e che si passi subito alla fase attuativa, insieme con la partenza effettiva della programmazione 2014-2020. Abbiamo chiesto alla Giunta Regionale di condividere atti concreti, tra cui la riduzione delle tasse su lavoratori e imprese a seguito del risanamento dei conti della sanità; misure per l’attrazione di nuovi investimenti; l’applicazione della legge 181 nelle aree di crisi”.