Più credito nel 2015, ma solo alle grandi imprese. Nello studio della Cna i record della provincia chietina che ha registrato un boom di depositi, ma anche di sofferenze.
Più credito alle imprese, ma non alle piccole, con la provincia di Chieti nelle vesti di autentico laboratorio delle nuove tendenze in atto. Lo rileva lo studio realizzato per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci (su dati Bankitalia) secondo cui al 31 dicembre 2015, dopo tre anni di flessione ininterrotta, i finanziamenti concessi nella nostra regione dal sistema bancario sono tornati a salire di 620 milioni. Un incremento importante (in valore percentuale, il 2,63% rappresenta il triplo di quello nazionale, fermo allo 0,72%) e tuttavia destinato a soddisfare le esigenze di accesso al credito solo di una parte limitata della clientela, come rileva lo stesso Ronci. Questo andamento a “montagne russe” del credito abruzzese al mondo produttivo si concentra però soprattutto in una provincia: Chieti. Perché è qui che l’analisi rivela l’aumento più consistente (94 milioni, contro i 26 del Teramano, ma anche i decrementi di 42 milioni del Pescarese e di 8 dell’Aquilano), ma la sua pressoché totale destinazione all’industria, su tutti il comparto dell’Automotive, con +77). Mentre buoni aumenti vanno ma anche all’industria della carta e della stampa (+40). Territorio simbolo delle contraddizioni in materia creditizia, il Chietino non sfugge alla regola neppure sul fronte negativo: perché è qui che si concentra un aumento-monstre delle “sofferenze” (cioè i crediti non più esigibili) per 317 dei 639 milioni che gravano sull’intero Abruzzo. Con un incremento nel territorio provinciale che, tra 2009 e 2015, si è sestuplicato, a fronte di un valore “solo” triplo conseguito dalle altre province, in linea con il dato nazionale. Uno sguardo alle banche, infine: i piccoli istituti locali, un tempo protagonisti, sono finiti in un cono d’ombra, complici i processi di concentrazione che negli ultimi tempi hanno segnato la sorte di molti di loro. All’appello con l’erogazione di credito, nel 2015, hanno fatto segnare una caduta di 128 milioni, mentre le banche medie (+377 milioni), le grandi e le maggiori (+500 milioni) hanno convogliato i loro aumenti quasi solo sui privati e sul credito al consumo.