Lavoro, secondo la Cgil l’Abruzzo non riparte: “In un anno solo 3.000 posti in più, meglio di noi anche le altre regioni meridionali”.
In Abruzzo, rispetto all’anno scorso, gli occupati sono cresciuti di 3.000 unità, passando da 476.000 a 479.000, mentre i disoccupati sono aumentati da 68.000 a 69.000. Il tasso di disoccupazione tuttavia, è rimasto invariato, pari al 12.6%, quasi il doppio rispetto a quello del 2008, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 48.1% (giovani compresi tra 15 e 24 anni) rispetto a una media nazionale del 40.3%. Sono questi alcuni dei dati forniti dalla Cgil, sull’andamento dell’occupazione in Abruzzo.
Tra il 2008, anno dell’inizio della crisi, e il 2015, la nostra regione ha perso 32.000 posti di lavoro. La provincia che ne ha persi di più è Pescara, seguita da L’Aquila, Teramo e Chieti che aggancia meglio la ripresa grazie alle grandi imprese e alle esportazioni. Altro dato significativo, sempre secondo la Cgil, è che l’Abruzzo ha recuperato nel settore industriale (esclusa l’edilizia) 13.000 posti di lavoro, ma ne ha persi altrettanti nel terziario e nei servizi, tutto questo in controtendenza con le altre regioni che recuperano soprattutto nel terziario. Molte sono, inoltre, le vertenze aperte in Abruzzo le quali dimostrano, spiegano dal sindacato, che la crisi è ancora forte. Altro dato, l’aumento dell’utilizzo dei “voucher”, per i quali l’Abruzzo si piazza al terzo posto in Italia.