Sindacati preoccupati per il futuro dei lavoratori delle Province d’Abruzzo, vanno all’attacco della Regione che ancora non decide.
Cgil, Cisl, Uil e Ugl del Pubblico Impiego Abruzzo, vanno all’attacco della Regione rea di non decidere sul futuro dei lavoratori delle Province. Parlano di confusione e servizi fermi.
“Come la cronaca di ogni giorno purtroppo testimonia – scrivono Cgil Cisl, Uil e Ugl – i ritardi nell’attribuzione dei compiti e dei servizi che per decenni sono stati gestiti dalle Province sta determinando in Abruzzo problemi molto seri in alcuni settori rilevanti per la vita delle persone e delle istituzioni in tutti i territorio.
In particolare, secondo i sindacati, una fase già molto difficile iniziata con una legge che chiude i vecchi enti, si sta accompagnando “ai ritardi della Regione Abruzzo che ancora non vara la legge che dovrà disciplinare diverse funzioni finora svolte dalla Province e l’utilizzo del personale.
“Tutte vicende delle quali rischiano di fare le spese i cittadini, ai quali – concludono Cigl, Cisl e Uil – non vengono più assicurati servizi fondamentali.”
La Regione Abruzzo, spiegano i sindacati, non ha ancora legiferato per decidere quali competenze passeranno all’Ente. E c’è una data, il 31 ottobre, entro cui stabilire il futuro dei lavoratori e quali le funzioni che passeranno alla Regione. Poi c’è anche un accordo che prevede la chiamata nominativa, da parte della Regione, dei lavoratori delle Province a tempo determinato. Un accordo, quello sottoscritto con le con le Province, che per i sindacati va contro la legge. Sono 1.200 i lavoratori delle quattro Province abruzzesi. Domani i sindacati saranno con le RSU in Consiglio Regionale e se la legge non verrà approvata ci sarà lo stato di agitazione.