Lavoro di luglio, ferie scaglionate, turni notturni fino 11 ore: la misura è colma per la Fiom Cgil che annuncia lo sciopero alla Sevel di Atessa.
Negli ultimi mesi in Sevel si è assistito alla riduzione delle pause, all’aumento dei carichi di lavoro, all’abbassamento dei salari e ai turni domenicali, e queste secondo la Fiom sono solo alcune dell misure adottate ad Atessa per fronteggiare le necessità produttive.
“Operazioni che hanno tolto il diritto al giusto riposo, a fonte di una crudele iniziativa di profitto che espone al rischio di vivere una vita lavorative infernale. I salari al ribasso aumentano lo stipendio dell’azionista ed impoveriscono le famiglie. La pretesa di lavorare al sabato ed alla domenica, tra l’altro nel mese di luglio, è una richiesta disumana che devasta la condizione psicofisica. Le ferie scaglionate determinano un dissesto totale della vita sociale. Ed è un’enorme porcheria anche la recente gestione della fermata tecnica: pretendere che le persone si rechino a lavoro, quando la Sevel sa che la fabbrica resterà ferma per ragioni tecniche, per poi rispedirle a casa, è una evidente offesa alla dignità. Anche lo straordinario notturno è una richiesta inaccettabile. Chi lavora di notte non può svolgere turni di lavoro da undici ore, è intollerabile anche per i rischi derivanti da un sacrificio così sproporzionato”.
Sulla base di queste rimostranze, la Fiom ritiene imprescindibile fare ricorso allo sciopero, in atto sugli straordinari di luglio, da attuarsi nelle giornate 9, 16 e 24 luglio (otto ore per ogni turno lavorativo).
“Le altre organizzazioni – conclude il comunicato Fiom firmato da Davide Labbrozzi – con gli accordi sottoscritti non possono più difendere gli interessi generali di chi lavora e soffre per produrre una ricchezza che finisce nelle tasche di pochi VIP. La Fiom è con i lavoratori, la Fiom è per rilanciare un percorso di recupero della vita, ormai surclassata dalle logiche del profitto. Le lavoratrici e i lavoratori non hanno bisogno soltanto del sostentamento economico, ma anche di rispetto. La produttività non può surclassare la vita”.