Agricoltura: negli ultimi 10 anni in Abruzzo chiuse oltre 3.700 imprese, il maggior calo nel Chietino

Calano le imprese agricole in Abruzzo, 3772 unità in meno negli ultimi 10 anni

 Cala il numero delle imprese agricole in Abruzzo con un saldo negativo di -3772 aziende negli ultimi 10 anni. Secondo i dati Movimprese elaborati da Unioncamere il trend non sembra arrestarsi e il 2022 si conclude con il -1,02% di aziende in agricoltura registrate, una diminuzione netta di 431 unità. A subire il calo maggiore è la provincia di Chieti che perde l’1,72%, al secondo posto c’è la provincia di Pescara con lo 0,90% in meno seguita dall’ Aquila con -0,37% e Teramo che registra -0,35%. Dal punto di vista della forma giuridica a essere più colpite dalla flessione sono le imprese individuali che diminuiscono del -1,43%, mentre si registra, anche quest’anno, come negli ultimi 10 anni, un aumento di società (di capitale e di persone) e altre forme di aggregazione.

“Dati che non ci rassicurano”, commenta il Presidente Cia Abruzzo, Nicola Sichetti, “Oggi più che mai sono necessarie politiche adeguate di sostegno al settore primario. La pandemia prima e la guerra poi hanno contribuito a generare conseguenze devastanti come l’aumento delle materie prime, dell’energia e del carburante, e a pagarne le spese sono stati soprattutto i produttori agricoli”.

Positiva, invece, in termini di crescita imprenditoriale, la scelta di costituire società, cooperative, e consorzi, con un aumento pari al 4,13%, anche se le imprese individuali sono circa il 93% e continuano a rappresentare un ruolo significativo nella nostra economia agricola.

 “Sburocratizzazione, semplificazione dell’accesso ai bandi, favorire l’accesso ai finanziamenti, maggiori investimenti sul rinnovo delle infrastrutture (in particolare per ciò che riguarda le risorse idriche) potrebbero aiutare a invertire il trend e far sì che il settore diventi sempre più attrattivo ai giovani imprenditori, propensi a portare innovazioni e nuove tecnologie”, continua Sichetti che sottolinea come il ricambio generazionale sia uno dei problemi più preminenti del comparto. “Redditività e sostenibilità, sono questi i vettori su cui concentrarci nei prossimi anni”.

 

 

Fabio Lussoso: