Da 6 anni su una sedia a rotelle vive in una casa popolare senza ascensore: la storia di Moreno, che sembrava risolta, scatena lo scontro Di Matteo-Ater.
Sembrava giunta al miglior epilogo possibile la storia di Moreno, padre di famiglia da sei anni su una sedia a rotelle e ostaggio di un alloggio Ater senza ascensore. Sembrava, perchè la verità è che per Moreno e le persone come lui, disabili e senza una casa propria, l’Ater e la Regione non possono far altro che valutare la situazione, finanziare eventuali lavori di messa a norma degli alloggi e attendere che carte e protocolli facciano il loro iter. Ma la verità è che per Moreno, e per moltissimi altri abruzzesi nelle sue stesse condizioni di disabilità, la vita non è più vita: trascorre le sue giornate recluso in 60 metri quadrati di casa senza possibilità alcuna di raggiungere il cortile e la strada. Gli ambienti sono talmente angusti da rendere estremamente difficile anche il solo muoversi dal bagno alla cucina. Per non parlare poi del piccolo balcone dal quale Moreno non si affaccia da anni perchè non ha profondità a sufficienza per accogliere quelle due ruote diventate le sue gambe. A sposare con noi la battaglia di questo padre di famiglia Claudio Ferrante, presidente dell’associazione ‘Carrozzine Determinate’: dopo svariati appelli lanciati tutti insieme a chi per competenza e ruolo avrebbe dovuto già da tempo fornire una risposta a Moreno, e al suo sacrosanto diritto ad una vita dignitosa, questa mattina la doccia gelata. Mentre l’assessore regionale Donato Di Matteo prometteva di sbloccare subito la vicenda di Moreno laddove necessario pagando persino di tasca propria i 3.500 euro necessari per l’acquisto di un muletto che possa fungere da ascensore, l’architetto dell’Ater, Giorgio Caizzi spegneva i nostri entusiasmi spiegando a noi, a Moreno e allo stesso assessore che ‘la questione è ben più complessa, il muletto servirà a ben poco e che l’unica soluzione sarebbe un cambio alloggio per il quale però le graduatorie comunali sono ferme e lunghissime’. Storie come queste non dovrebbero esistere: a nessuno la politica o peggio ancora la snervante burocrazia italiana dovrebbero permettersi di negare più di quanto la vita già non abbia tolto. Con Claudio Ferrante continueremo a seguire la vicenda di Moreno e insieme all’assessore Di Matteo la porteremo in Comune all’attenzione di sindaco e assessore. Staremo a vedere.
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