La Guardia di Finanza di Chieti ha scoperto più di 7 milioni di euro di ricavi non dichiarati, oltre a 600 mila euro di IVA non dichiarata e non versata: 60 aziende del settore dei rottami ferrosi operavano in totale evasione d’imposta.
Dagli accertamenti è emerso che gli “evasori totali” non avevano presentato le previste dichiarazioni dei redditi ai fini Imposte Dirette, Irap ed Iva, negli anni fra il 2011 ed il 2014. Il meccanismo fraudolento è stato scoperto dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Chieti, in seguito ad accurate indagini durate circa un anno. Gli investigatori si sono concentrati in particolare sull’economia sommersa nel settore della raccolta, della lavorazione e del commercio di cascami metallici e rottami ferrosi.
L’operazione, condotta dalle Fiamme Gialle del capoluogo teatino, è stata finalizzata al contenimento del fenomeno dell’evasione fiscale nel mondo del recupero dei rottami ferrosi, posto in essere da soggetti privi delle necessarie autorizzazioni. Si tratta di operazioni che avvenivano “in nero” e con la complicità di soggetti compiacenti che effettuavano acquisti con pagamenti cash, anche privi della documentazione necessaria a garantire il tracciamento dei rifiuti e la tassazione delle attività d’impresa. L’indagine, sviluppatasi attraverso l’esecuzione di 8 verifiche e di 52 controlli fiscali, ha permesso, oltre al recupero delle imposte, la segnalazione all’Amministrazione Finanziaria di altrettanti soggetti, due dei quali anche denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati tributari.Molti di questi, cittadini stranieri ma fiscalmente domiciliati in Italia, si sono resi irreperibili. L’indagine è stata caratterizzata da notevoli difficoltà nel rintracciare i soggetti, nella la ricostruzione delle operazioni commerciali e nella quantificazione dei volumi d’affari effettivamente realizzati.
I risultati ottenuti non sono solo riconducibili alla lotta all’evasione fiscale, ma hanno anche portato alla luce effetti distorsivi della libera concorrenza e del corretto funzionamento del mercato nel settore recupero e riciclaggio rottami ferrosi. Le imprese verificate riuscivano, illecitamente, ad offrire servizi ad un prezzo inferiore rispetto a quelle aziende che operano nel rispetto della peculiare normativa che disciplina la materia.