Poco dopo le 19 di ieri la salma del boss mai pentito ha lasciato L’Aquila: per lui una bara di legno di cedro e la tumulazione a Castelvetrano intorno alle 8. Staffette di polizia e carabinieri per il lunghissimo blindato viaggio alla volta della sua terra e l’Aquila torna alla sua vita
La salma di Matteo Messina Denaro è arrivata al cimitero di Castelvetrano alle ore 8,10. Il carro funebre, scortato da auto della polizia, ha fatto ingresso da uno dei due cancelli di via Marsala. Al seguito tre auto di parenti, tra i quali la nipote-avvocato Lorenza Guttadauro che ha seguito lo zio durante la malattia. Dietro il carro funebre sono entrati anche le sorelle del boss Bice e Giovanna e il fratello Salvatore che teneva in mano un mazzo di margherite gialle. Tra i parenti anche Vincenzo Panicola (marito di Patrizia Messina Denaro che è in carcere insieme alla sorella Rosalia) e alcuni nipoti del boss.
Poco dopo le 19 la salma del boss mai pentito ha lasciato L’Aquila. Ora staffette di polizia e carabinieri per il lunghissimo blindato viaggio alla volta della sua terra.
E’ terminata poco prima delle 18 l’autopsia sul corpo di Messina Denaro all’obitorio dell’ospedale dell’Aquila. E’ partito quindi l’iter per l’espletamento delle pratiche burocratiche per la restituzione della salma alla famiglia. Secondo quanto si è appreso da fonti giudiziarie il feretro partirà subito dopo alla volta di Castelvetrano. Stando ad una stima fatta dagli stessi rappresentanti delle forze dell’ordine sarebbe necessaria circa un ora per il rilascio dei documenti. L’obitorio è ancora presidiato da un ingente dispositivo di sicurezza.
Stamattina, poi, la tumulazione della bara del boss. La salma, dissequestrata subito dopo la fine dell’autopsia, partirà dal capoluogo abruzzese nel pomeriggio e raggiungerà via terra Castelvetrano con la scorta del Gom. Un viaggio di oltre 11 ore che dovrebbe concludersi prima dell’alba. Molte però le incognite, legate alle procedure burocratiche da espletare e dunque all’orario di partenza del feretro, che rendono al momento non prevedibili i tempi precisi della tumulazione.
E’ la giornata dell’autopsia sul corpo del boss Matteo Messina Denaro. Un atto tecnico dovuto e voluto dalla magistratura proprio in ragione della figura del boss. La famiglia del capomafia siciliano non ha nominato nessun consulente. A sbrigare l’esame autoptico solo l’esperto nominato dalla procura dell’Aquila, Cristian d’Ovidio dall’ospedale di Chieti. A sbrigare tutte le pratiche per il ritorno della salma in Sicilia la nipote, sua legale.
L’ospedale è ancora presidiato da agenti e polizia penitenziaria. Le prefetture si stanno coordinando per quello che sarà un viaggio blindatissimo. Previste staffette di polizia e carabinieri che si daranno il cambio. A fornire, invece, la bara una società di pompe funebri aquilana. Per il personale del nosocomio aquilano che in questi otto mesi ha pazientato e si è comportato sempre in maniera super professionale è arrivato il momento del ritorno alla normalità.
Matteo Messina Denaro torna per l’ultimo viaggio a Castelvetrano. Un paese diviso dopo la sua morte, così come quando era ancora in vita, e di cui è stato per decenni il capomafia indiscusso. Uno “scettro” ereditato dal padre, Don Ciccio, sepolto nella tomba di famiglia del cimitero, accanto al quale anche lui sarà adesso tumulato. Quella stessa cappella, con la statua di un angelo in marmo bianco a fare da guardia, che era stata imbottita di microspie dagli investigatori nella speranza di riuscire a carpire qualche segreto sul luogo in cui si nascondeva il boss latitante dalle conversazioni dei familiari. Ed invece furono proprio loro ad accorgersi di alcuni fili che pendevano da una lapide e a denunciare in modo beffardo alla polizia la presenza delle ‘cimici’. Non ci saranno ovviamente funerali pubblici per il boss, come è già avvenuto in passato per Riina e Provenzano. E non ci sarà la benedizione della salma, perché la chiesa nega i funerali
religiosi ai mafiosi.
Ma il ritorno di Matteo Messina Denaro a Castelvetrano è segnato comunque da sentimenti contrastanti. C’è infatti ancora chi sussurra, a mezza voce, parole di cordoglio per questo concittadino così “ingombrante”, non disdegnando di manifestare la propria vicinanza alla famiglia. La stragrande maggioranza del paese tira però finalmente un sospiro di
sollievo per la fine di un incubo. E non a caso domenica prossima si svolgerà un sit-in aperto “a tutti i cittadini onesti” nella villa comunale intitolata a Falcone e Borsellino.
L’iniziativa è stata promossa dell’avvocato John Li Causi che ieri, leggendo sui social alcuni messaggi di condoglianze alla famiglia e di mitizzazione del padrino, si è indignato. “La maggioranza di noi e dei siciliani tutti non era e non è con la mafia” sottolinea Li Causi che vuole evitare, per la seconda volta, dopo quella avvenuta in seguito alla cattura del boss, “l’ennesima gogna mediatica per colpa di poche persone ignoranti e senza valori”. Per Li Causi “bisogna fare qualcosa per non lasciare a pochi stolti e leoni da tastiera il palcoscenico di questo momento storico”. Una tesi condivisa da Massimo Russo, ex Pm che lavorò al fianco di Paolo Borsellino alla Procura di Marsala, che conosce bene questo territorio visto che che per un decennio ha coordinato le indagini sulla mafia trapanese da sostituto della Dda di Palermo. “Con la morte di Matteo Messina Denaro – spiega – è ‘saltato il tappo’ e quindi i cittadini non hanno più ragione d’avere paura. Ora, per l’intera provincia, è il tempo del riscatto. È necessario mettere in campo tutte le iniziative che seminano bene, sviluppo e cultura della legalità”.