Ortona: arrivano i 40 profughi e si accende la protesta per le tende allestite a Manoppello

La Life Support di EMERGENCY è attesa alle 14 ad Ortona con i 40 naufraghi soccorsi sabato scorso nel Mediterraneo, in acque internazionali della zona SAR maltese. L’arrivo nel porto di Ortona dopo quattro giorni dal momento del salvataggio. Intanto montano le polemiche per le 6 tende allestite a Manoppello

 

Stiamo navigando verso Ortona, il Pos (Place of safety) indicatoci dall’MRCC (Maritime Rescue Coordination Centre) italiano  spiega Carlo Maisano, capomissione della Life Support di EMERGENCY L’assegnazione di porti lontani lascia scoperta l’area di mare dove continuano a verificarsi casi di natanti in pericolo“.  

Il Mediterraneo centrale, infatti, continua ad essere una delle rotte migratorie più pericolose al mondo, dove secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) sono già oltre 2 mila le persone morte o disperse dall’inizio del 2023.  Una volta in Abruzzo i 40 saranno ospitati in 6 tende allestite a Manoppello.

Vogliamo che le persone migranti a causa di guerre, violenze, crisi climatica o insicurezza alimentare possano arrivare sane e salve in Europa ed essere accolte, che la Life Support possa fare il suo lavoro: salvare vite e vedersi assegnare porti più vicini per tornare in area operativa il prima possibile“. 

 I 40 naufraghi a bordo, che erano partiti dalla Libia, sono tutti uomini provenienti da Bangladesh, Egitto, Pakistan, Siria e Sudan, Paesi afflitti da conflitti, instabilità economica e politica. Due sono minori non accompagnati. 

 Durante questi giorni di navigazione prima di arrivare al porto assegnato di Ortona abbiamo avuto modo di sentire le storie di alcune delle persone che abbiamo soccorso in mare – racconta Mohamed Hamdi, mediatore culturale a bordo della Life Support –. Molti ragazzi siriani denunciano la violenza nel loro Paese e raccontano di quanto sia difficile la loro vita quotidiana in Siria, dove la guerra è ancora presente e le crisi economica e alimentare rendono davvero difficile la sopravvivenza. È importante capire che le persone a bordo hanno deciso di partire, lasciarsi alle spalle famiglia e amici e rischiare la vita in Libia e nel Mediterraneo perché era l’unico modo che avevano per cercare una vita migliore.   I migranti soccorsi erano su una piccola imbarcazione in vetroresina, ed erano in evidente condizione di pericolo.  

 Avevo affrontato il viaggio un’altra volta oltre a questa, ma i libici mi hanno riportato indietro – racconta M. S., un ragazzo siriano di 27 anni –Le milizie libiche che organizzano i viaggi sono d’accordo con la Guardia costiera libica, e la avvertono quando fanno partire una barca. In questo modo la Guardia costiera sa dove e quando venire a prenderci e ci riporta in carcere per estorcerci altri soldi. Ho visto tante persone venire riportate indietro più volte e finire i soldi perché ogni volta dovevano pagare un riscatto per essere liberate. È molto pericoloso essere senza soldi in Libia, a volte l’unico motivo per cui le persone non vengono uccise è perché sono viste come una fonte di soldi. Molti siriani rischiano la loro vita perché non hanno molti soldi quando decidono di partire: in Siria in questo momento c’è una grave crisi economica e ci sono famiglie che vivono con 10$ al mese. Il viaggio in mare non mi spaventava perché preferivo morire che vivere in Siria e guardare la mia famiglia soffrire. Ora invece spero di trovare un lavoro in Europa e farmi raggiungere appena sarà possibile”. 

 La Life Support è la nave di ricerca e soccorso di EMERGENCY ed è operativa nel Mediterraneo Centrale da dicembre 2022, finora ha soccorso 983 persone in undici diverse missioni. 

 

“Come spesso accade, la destra urla la sua propaganda e poi si dimostra incapace di governare le complessità e le emergenze. Meloni e Marsilio hanno costruito un pezzo importante della narrazione di Fratelli d’Italia e del Governo sui blocchi navali e sui porti chiusi – sulla pelle delle persone più deboli – e hanno contribuito a smantellare i sistemi di accoglienza diffusa. Negli ultimi mesi abbiamo invece assistito a un significativo incremento degli arrivi nel nostro Paese, a dimostrazione della siderale distanza tra propaganda politica e realtà. Ora la scelta disumana delle tendopoli, anche nella nostra Regione, senza alcun riguardo per la dignità delle persone, in piena estate e dopo i lunghi e faticosi  viaggi in mezzo al mare, resi ancora più difficili dalla scelta del Governo di non agevolare gli sbarchi nei porti più vicini. Il fallimento della destra, a tutti i livelli di Governo, è evidente. È necessario ripristinare un sistema di accoglienza diffusa, coinvolgendo le istituzioni locali, i Comuni e il Terzo settore, rifuggendo da logiche di contenimento e ghettizzazione e favorendo un sistema di integrazione vero. Chiederemo ai nostri parlamentari di sollecitare il Governo in questa direzione. Marsilio faccia qualcosa, invece di limitarsi, come sempre in questi ultimi anni, ad interpretare il ruolo del dirigente politico di Fratelli d’Italia. Riteniamo sia urgente e non più rinviabile convocare un tavolo regionale con le forze sociali e del terzo settore che si occupano dell’emergenza al fine di rimuovere quanto più velocemente possibile lo scandalo delle tendopoli.” Daniele Marinelli, Segretario Pd Abruzzo.

Licheri (SI): “Gravissima la tendopoli annunciata a Manoppello, come AVS procederemo con un’interrogazione parlamentare al ministro competente. È inaccettabile la notizia di queste ore in cui si procederà a organizzare delle tendOpoli a Manoppello per sistemare i migranti in arrivo a Ortona.Seppur si dica che la sistemazione nelle tende sarebbe però un’extrema ratio, per un tempo limitato e in attesa di una collocazione più adeguata, questa è l’ennesima dimostrazione che dal governo nazionale a quello regionale il centrodestra continua a fare mera propaganda sulla pelle dei più deboli. Non solo non è tollerabile una sistemazione di questo tipo perché si lede la dignità delle persone e si creano ghetti ma non è normale lo scaricabarile che porta i piccoli comuni a gestire processi di migrazione che sono internazionali e che come da anni sosteniamo vanno gestiti diversamente”.

 

Barbara Orsini: